La protesta contro il green pass e l’obbligo vaccinale, almeno a Trieste, sembra essersi liquefatta. Ieri mattina, in una Piazza Unità ancora bagnata dalla pioggia notturna, pochi capannelli ma, una volta tanto, si discute, a gruppetti, ognuno nel suo angolo, si parla delle manifestazioni di questi giorni. Perché chi c’era in gran parte sembra essersene andato, perché in piazza non ci sono più comizi e preghiere, perché è tornata la gente di tutti i giorni. Parecchia polizia e tantissimi giornalisti e cineprese anche dall’estero, spaesati.

Tra i pochi presenti che sono in piazza da giorni c’è delusione e malumore: si lamenta la mancanza di organizzazione, la troppa eterogeneità delle presenze e lo spazio dato a interventi «fuori dalle righe». Malumore verso Stefano Puzzer che ha acceso una miccia senza vedere quello che avrebbe fatto esplodere, che non ha trovato alleati se non l’innesto di no vax/no pass e fascisti in un Coordinamento scombinato e poco trasparente. Le presenze in piazza sono cambiate: non c’è più quell’aria mistica che imperversava, né quell’evidente forzatura no vax che si respirava a pieni polmoni. Qualcuno di sinistra ha rimesso la faccia in piazza, e anche un gruppo di antagonisti locali ma, davanti all’esiguo numero di gente, c’è poco da fare o da dire.

È bastato il dietro front del Coordinamento per la forte pressione sull’ipotetico arrivo di frange violente per sciogliere tutto. Fino a mercoledì pomeriggio, con una organizzazione già abbondantemente sfilacciata e divisa, sembrava dovessero esserci tre iniziative: un corteo indetto, pare, dal movimento 3V ieri mattina, un corteo indetto dal Coordinamento nel pomeriggio, un presidio il giorno dopo davanti alla prefettura come appoggio all’incontro tra i leader del Coordinamento e il ministro Patuanelli previsto questa mattina. Poi il comunicato del Coordinamento che annunciava di rinunciare alle manifestazioni invitando tutti a non venire a Trieste.

Stefano Puzzer registra un breve video pregando di continuare a manifestare ognuno nella propria piazza perché arrivare a Trieste significherebbe cadere in una trappola. Arriva a quel punto la decisione del questore che vieta tutte le manifestazioni. Infatti, il corteo previsto per ieri mattina non si vede anche se i bar intorno alla piazza da dove sarebbe dovuto partire mantengano accatastati gran parte dei tavolini all’aperto. «Stefano Puzzer vi chiede di rimanere nelle vostre città e si impegna personalmente, sin da domenica, a portare a conoscenza di tutti l’esito dell’incontro con il governo. Sulla base di tale incontro verranno decise eventuali nuove iniziative» si legge nel comunicato del Coordinamento. L’incontro dunque ci sarà ma resta una incognita sul contemporaneo raduno perché il Coordinamento, che per iscritto lo ha annullato, dichiara ai giornalisti che sì, un appoggio nutrito di gente in piazza ci sarà «ovviamente».

Per tutto il giorno sono continuati i posti di blocco delle forze dell’ordine nelle vie di accesso alla città. Il questore ha disposto dodici fogli di via obbligatori, otto nei confronti di appartenenti a CasaPound, due nei riguardi di anarchici e altri due per estremisti di destra arrivati in treno. 1.500 le persone identificate.
L’anomalia di questa esperienza triestina sta proprio nella mancanza di un qualche filo conduttore e, di conseguenza, di una coerenza comunicativa che, sommate al richiamo continuo all’essere «apartitici e apolitici» hanno dato spazio soltanto a slogan e preghiere. Non è un caso se quel pezzo di sinistra no green pass, dopo qualche iniziale tentativo, aveva abbandonato il campo.