L’Istat continua a gufare contro il governo Renzi. Ad una settimana da quel «effetto nulla della manovra» e il taglio allo 0,5 della crescita prevista nel 2015 e a 10 giorni dal quel «28,4% di italiani a rischio povertà», tocca alla produzione industriale. L’Istituto nazionale di statistica certifica come la produzione industriale a settembre sia tornata a scendere, segnando un calo del 2,9% su base annua (dato più basso da settembre 2013) e dello 0,9 rispetto al mese di agosto. Da inizio anno, complessivamente, l’indice è calato di 2,5 punti a quota 89,8 punti: è il dato peggiore dal settembre 2012.

La produzione industriale a settembre ha variazioni negative in tutti i comparti, con picchi negativi da mettere i brividi nella fabbricazione di apparecchiature elettriche (-12,8%), seguiti dalla farmaceutica (-10,1%) e dall’industria del legno, della carta e stampa (-7,0%). Gli unici settori che registrano una crescita tendenziale sono quelli della fabbricazione di computer, prodotti di elettronica ed ottica, apparecchi elettromedicali (+2,6%) e della chimica (+2,1%) e delle riparazione e installazione di macchine (+1,1%).

Una vera e propria gelata autunnale. In qualche modo attesa, ma non in questi termini. L’industria italiana non se la passa bene da anni e la parola desertificazione passa di bocca in bocca senza mai essere smentita. Tanto che anche la mite Cisl non manca di far sentire la sua voce. «I dati non sono una sorpresa», dichiara il neo segretario confederale della Cisl Giuseppe Farina, responsabile del dipartimento industria. «La manovra non appare in grado di invertire l’attuale fase recessiva – continua Farina – ci vogliono investimenti, progetti industriali e scelte che affrontino e risolvano in nodi competitivi che svantaggiano le nostre imprese e i nostri territori nella competizione globale». Per il segretario confederale è necessario che su questo si riprenda il confronto tra sindacati e rappresentanze delle imprese e che «si apra un tavolo con il governo per mettere in campo le azioni necessarie al rilancio dei settori industriali e dell’occupazione».

Più dura la Cgil. «Sone dati che aggravano la tendenza che colpisce soprattutto la produzione industriale. Ora è ancora più necessario mettere in campo misure realmente straordinarie a sostegno degli investimenti e a difesa della occupazione», dichiara Salvatore Barone, responsabile delle politiche industriali.

Una stangata per il governo, dunque. Leggermente mitigata dalle previsioni che arrivano nel pomeriggio dal Centro studi di Confindustria che viene in – mai così necessario – aiuto al governo. Il Csc di Squinzi «stima un incremento della produzione industriale dello 0,4% in ottobre su settembre». Nel terzo trimestre 2014, indicano gli economisti di via dell’Astronomia, «la produzione è diminuita dell’1,1% sul precedente, in ulteriore peggioramento» dal -0,5% del secondo trimestre e dal -0,1% del primo. «Con la stima CsC di ottobre, si ha nel quarto trimestre una variazione congiunturale acquisita di -0,1% (-0,5% ereditato dal terzo)». «Questa dinamica – spiega l’indagine rapida del Csc sulla produzione industriale – è coerente con il calo del Pil dello 0,2% nei mesi estivi». Gli indicatori qualitativi «forniscono informazioni non uniformi sull’andamento dell’attività nei mesi autunnali». In buona sostanza, non potendo dire che le cose vanno bene, Confindustria cerca almeno di attenuarne la negatività.