Il travaglio che sta attraversando Sel può essere salutare se analizzato per quello che è, senza essere rimosso. Al contrario di quello che dice Filippo Ceccarelli su Repubblica, Sel può avere un ruolo fondamentale nella politica italiana, soprattutto se saprà annaffiare il seme di una sinistra rinnovata, aperta e plurale.

Negli oltre 80 incontri organizzati dai gruppi locali di Sel in 15 regioni cui abbiamo partecipato negli ultimi tre mesi abbiamo registrato una vitalità e un radicamento per noi inaspettate. E lo stesso congresso di fine gennaio di Riccione è stata un’occasione rara – al contrario di tanti altri congressi di partito paludati e finti – di dibattito e di confronto veri, di partecipazione assembleare appassionata che si è misurata su un esito non scontato: la partecipazione alla lista Tsipras. Sel è un corpo vivo, nonostante qualcuno lo voglia sbriciolare a piccoli e grandi colpi.

Non si azzera nulla e non si riparte da zero, dunque. E soprattutto l’esperienza delle europee del 25 maggio scorso ha rimesso in moto energie ed entusiasmo, ricostruendo anche difficili dinamiche unitarie, per nulla scontate. La crisi di queste settimane è una vicenda che riguarda soprattutto i suoi gruppi dirigenti e in particolare quelli parlamentari. Nel partito, a livello locale, nei luoghi partecipati questa drammaticità della divisione non c’è, anche se lo sconcerto, l’arrabbiatura ed il disorientamento sono inevitabili.
Ed era inevitabile che, dopo la sconfitta elettorale di «Italia bene comune», il travaglio della transizione fosse duro e prolungato. Prima la vittoria di Grillo e poi l’avvento di Renzi hanno scompaginato le carte in tavola. Il nodo delle divisioni di questi giorni è tra chi, dopo quella sconfitta, pensa che il destino della sinistra sia il «partito della nazione» di Renzi, turandosi il naso davanti alle «statue di cera» di Alfano, Giovanardi e Schifani e il fantasma di Monti e chi pensa che una sinistra – non prigioniera delle larghe intese – possa avere un futuro in Italia, per segnare un cambiamento, come l’ha avuto alle elezioni europee in Grecia, Spagna, Portogallo, Svezia, ecc.

Ha ragione Fulvia Bandoli: la lista Tsipras e il decreto Irpef sono dei pretesti. La divisione è tra chi crede che a sinistra del Pd non possa esserci più alcuno spazio e allora tanto vale farsi abbracciare da Renzi e chi pensa che quello spazio ci sia ancora e possa crescere.
In questo contesto Sel può giocare un ruolo fondamentale nella ricostruzione della sinistra e incidere dialetticamente sullo stesso dibattito del Pd. Anche perché, al contrario di chi guarda in modo miope quello che succede in queste settimane, è necessario prepararsi a quello che accadrà nei prossimi mesi, a partire da settembre.

Gli indicatori macroeconomici mostrano un barometro che volge al peggio: aumento del debito e della disoccupazione, flessione della già quasi nulla crescita del Pil, stagnazione economica, chiusura di altre fabbriche, pesanti ingerenze sulla libera iniziativa di sciopero – come dimostra la recente lettera di Marchionne sullo sciopero dei lavoratori Maserati ex Bertone. A ottobre dovremo trovare qualcosa come 30 miliardi di euro, forse di più: 14 per la copertura del decreto Irpef nel 2015, 6-7 per le misure della legge di stabilità, 8-9 per la manovra correttiva di fatto chiesta dalla Commissione Europea. Poco più della metà sarà coperta dai 17 miliardi di tagli di Cottarelli (alla sanità, al trasporto pubblico locale, agli enti locali, alle pensioni, ecc.). Un massacro.

Allora, le sirene del governo potrebbero diventare un po’ afone, i megafoni degli annunci potrebbero scaricare le batterie e le promesse avranno cominciato a stancare gli italiani. Comunque, come minimo, le difficoltà saranno tante: i nodi – quelli dell’austerità – verranno al pettine, di nuovo. Ecco perché – non certo la costituente – ma un cantiere aperto per ripartire da Sel e da quel seme dell’esperienza europea della Lista Tsipras diventa fondamentale per contaminare e tenere aperta una prospettiva di sinistra nel paese. Pensare di trovarla, quella prospettiva, nel «partito della nazione» di Renzi è un brutto sogno da cui, anche i neofiti di oggi, si sveglieranno molto presto. E sarà un brusco risveglio.

* deputati di Sel