Il tema dell’esegesi dei testi gramsciani è complesso. Man mano che procedono gli studi si approfondisce la comprensione di questo autore, mai facile, a volte enigmatico. Gli scritti del pensatore sardo vengono in tutto il mondo letti con gli strumenti della filologia, della contestualizzazione storica, della ricerca sulle fonti, della passione politica. Sempre aspetti prima trascurati sono illuminati e dibattuti, nuove piccole scoperte ci aiutano a comprendere le parole del giornalista torinese, del rivoluzionario nella terra dei Soviet, del dirigente comunista in lotta col fascismo, del prigioniero che in carcere porta avanti – isolato e testardo – la sua battaglia per cambiare la società e il mondo.
Dal 2013 si svolge  periodicamente a Ghilarza, il paese in cui Gramsci trascorse la sua prima giovinezza, una «summer school» di approfondimento del suo pensiero, ideata e condotta da Gianni Francioni, Giuseppe Cospito e Fabio Frosini (curatori della nuova edizione critica dei Quaderni, in corso), in collaborazione con la Casa Museo Antonio Gramsci, la Fondazione Gramsci di Roma, l’International Gramsci Society (Igs), con il supporto della Fondazione di Sardegna.

ALLE VARIE EDIZIONI – settimane di full immersion su alcune delle principali categorie gramsciane (egemonico/subalterno, ideologia, rivoluzione passiva) – sono stati chiamati a collaborare molti tra i più noti specialisti dei temi di volta in volta approfonditi. La quindicina di giovani studiose e studiosi che si susseguono come discenti vengono da tutto il mondo, grazie ad apposite borse di studio, e sono selezionati tra coloro che già si sono inoltrati nell’analisi delle opere dell’autore sardo.
Gli scritti originati dalle prime edizioni della Ghilarza Summer School sono stati pubblicati sull’International Gramsci Journal (la rivista della Igs reperibile in rete). I materiali dell’edizione del 2018 sono invece ora raccolti in un volume per vari aspetti interessante, intitolato Crisi e rivoluzione passiva. Gramsci interprete del Novecento, a cura di G. Cospito, G. Francioni e F. Frosini (Ibis, pp. 442, euro 25).

TRA GLI AUTORI alcuni docenti della «scuola», italiani e stranieri: Leonardo Rapone, sugli anni della guerra e del dopoguerra, con una coinvolgente lettura del «pacifismo» di Gramsci, del suo rifiuto dell’idea di patria, del suo originale internazionalismo; Giuseppe Cospito, su egemonia e concezione anti-economicistica della crisi; Alvaro Bianchi, sul fondamentale e spesso sottovalutato confronto con gli elitisti; Francesca Antonini, sul cesarismo, progressivo e regressivo; Pasquale Voza, su rivoluzione passiva, lettura del Risorgimento e del ’900 e necessità di una «anti-rivoluzione passiva»; Fabio Frosini, presente con due saggi, uno sul totalitarismo negli anni ’20 e nei Quaderni e l’altro sulla recente scoperta del ruolo di Guido De Ruggiero nella messa a fuoco della categoria di rivoluzione passiva; Jean-Pierre Potier, su Gramsci, la scienza economica e la crisi degli anni ’30; Peter Thomas, su assenza di giacobinismo e «rivoluzione permanente»; Roberto Dainotto, sulla riflessione gramsciana sul taylorismo, dall’Ordine Nuovo ai Quaderni, passando per la lettura che ne fa Trockij nella Russia rivoluzionaria; Giuseppe Vacca, su crisi dello Stato e «nuovo cosmopolitismo».

NON MANCANO I SAGGI di giovani studiosi e studiose della «scuola di Ghilarza»: Giulio Azzolini (sullla funzione di classe dirigente nei Quaderni), Anxo Garrido (sul tema del «nuovo umanesimo» a fronte dell’analisi del «gorilla ammaestrato» di Taylor), Giacomo Tarascio (sul concetto di «forze latenti»), Simone Coletto (sulla concezione non lineare del tempo, con un Gramsci contiguo a Benjamin), Daniela Mussi (che, in modo non scontato, sostiene che la «questione femminile» non abbia in Gramsci particolare originalità e importanza) e Agustin Artese (sull’influenza del gramscismo italiano di fine anni ’70 sul pensatore argentino Jaun Carlos Portantiero).

CRISI DI CIVILTÀ, crisi economica, crisi di autorità, crisi organica, crisi di egemonia: manifestazioni di processi «molecolari» che le classi dirigenti cercano di contenere con forme di rivoluzioni passive diverse: da una parte il fascismo, dall’altra l’americanismo, quest’ultimo con maggiore e ben più duratura capacità espansiva. Nel leggere tali processi, i saggi del volume aggrediscono aspetti diversi, e le letture non sono univoche – anzi spesso è anche tale diversità ad aggiungere interesse al libro.
A Gramsci, le armi della filologia e della ricerca servono oggi più che mai, per comprendere ciò che veramente voleva dirci o lasciar detto. Con la consapevolezza che egli resta per tanti aspetti un nostro contemporaneo, un nostro compagno di strada, e anche un nostro compagno di lotta.