E’ in via del Porto Fluviale, nel quadrante ovest della capitale, il primo eco-murales del mondo. Realizzato dallo street artist di fama internazionale Iena Cruz, al secolo Federico Massa, e progettato insieme alla no profit Yourban 2030, l’opera si estende su una superficie di quasi 100 metri quadrati.

RAFFIGURATO C’È un maestoso airone tricolore, specie in via d’estinzione, appoggiato su un barile di petrolio, emblema della società dei consumi, divenuto ormai parte integrante dell’habitat circostante. L’airone ghermisce la sua preda, un pesciolino azzurro, senza sapere che è stata contaminata dall’habitat malsano che li circonda. Da qui il nome del murales, Hunting pollution, in italiano «catturando l’inquinamento».

IL TITOLO PERÒ È ANCHE LEGGIBILE secondo una diversa chiave di lettura, e racconta la particolarità che rende la creazione un progetto avanguardistico a livello planetario. Mentre l’airone cattura una preda inquinata infatti, il murales cattura a sua volta l’inquinamento nell’aria perché realizzato con una vernice particolare, dal nome futuristico Airlite. La tintura, infatti, è in grado di neutralizzare i componenti nocivi nell’aria, in particolare gli ossidi di azoto (il grosso degli agenti dannosi che derivano dalle automobili) ma anche formaldeide, acetaldeide, cloruro di metilene e benzene.

COME AVVIENE QUESTO MIRACOLO? Grazie alla particolare struttura minerale di Airlite, una tecnologia innovativa made in Italy che apre la strada a innumerevoli soluzioni eco-friendly. Una superfice esterna di 100 metri quadrati pitturata con Airlite, infatti, ha lo stesso effetto sull’aria di un bosco di 100 metri quadrati. Priva di solventi e composti tossici come i VOC, la sostanza agisce in maniera molto simile alla clorofilla. Si attiva con la luce solare e interagisce con le molecole inquinanti scorporandole e neutralizzandole.

L’IDEA È DI UNA START UP ITALIANA, Advanced Materials, che a distanza di pochi anni dalla sua fondazione è già presente in tre diversi continenti. Il prodotto ha già ottenuto l’importante certificazione «Silver» per la sostenibilità e gode del patrocinio di Legambiente.
Potenzialmente Airlite si presenta come una tecnologia in grado di migliorare la qualità di vita delle persone in diversi modi. Ovviamente i costi sono ancora alti e gli investimenti pubblici ancora assenti. Il primo utilizzo di Airlite in Italia ha richiesto l’impegno e la collaborazione di vari enti, e la determinazione di Veronica De Angelis, giovane imprenditrice alla guida della no profit Yourban2030. «L’obiettivo della nostra no profit – dice Veronica – è combinare le nuove tecnologie green con il linguaggio artistico. Promuovere l’arte, avendo come punto di riferimento la sostenibilità ambientale. Uno dei progetti trainanti è proprio quello che coinvolge Airlite e che a Roma, con il murales di Iena Cruz, ha trovato la sua prima applicazione.

L’INTENZIONE È DI FARE ALTRE FACCIATE, in Italia e nel mondo, opere d’arte urbana che siano allo stesso tempo degli strumenti di purificazione dell’aria. L’arte murale è una delle forme espressive principali che abbiamo scelto perché ha un impatto immediato, è visibile da tutti e riesce a sensibilizzare in maniera immediata su certi temi». Dopo Roma sarà la volta di Terni, che è la prossima città italiana in cui l’Airlite sarà utilizzata per un altro murales green.
«Il prossimo muro ci è stato proposto da un ragazzo giovanissimo che aveva letto una mia intervista in cui chiedevo di sottoporci facciate. Per attivare il meccanismo dei finanziamenti e degli sponsor devono essere strutture di un certo interesse, superfici importanti o zone particolarmente sensibili. Valutiamo la fattibilità e operiamo per trovare enti di sostegno e fondi con il crowdfunding, poi individuiamo gli artisti da coinvolgere, scriviamo i progetti e li portiamo avanti. Il prossimo passo sarà diffonderci a livello internazionale, entro la fine dell’anno dovremmo chiudere un accordo per il primo murales in Airlite all’estero».

PER REALIZZARE IL GIGANTESCO AIRONE che si staglia superbo sulle facciate del palazzo romano ci sono voluti 21 giorni di lavoro con impalcature che hanno avvolto quasi interamente la struttura abitativa, coinvolgendo inevitabilmente i residenti del quartiere. «La street art comunica con l’ambiente circostante, non è solo un’opera d’arte ma anche uno scambio continuo con la comunità che gli vive attorno. A settembre presenteremo il docufilm girato durante la realizzazione di Hunting Pollution prodotto da Image Hunters in collaborazione con Bad Toast, che racconta il making off del murales e le reazioni del quartiere».
Dice ancora Veronica De Angelis che «l’ambiente è l’urgenza della nostra epoca anche se abbiamo esempi lampanti di persone che si rifiutano di considerare questo problema. Ma è il problema. Forse è la guerra che dobbiamo combattere oggi».