La canonizzazione oggi in Vaticano di due suore palestinesi del 19esimo secolo, Marie Alphonsine Danil Ghattas e Maria Baouardy, ha portato il presidente dell’Anp Abu Mazen lontano dalla Palestina nel Giorno della Nakba, la (“Catastrofe”), commemorata ieri da migliaia di palestinesi con manifestazioni e raduni nei Territori occupati e in Galilea. Ieri a Roma Abu Mazen ha incontrato il presidente del consiglio Renzi, il presidente della repubblica Mattarella e il ministro degli esteri Gentiloni. Cosa Renzi e Abu Mazen si siano detti durante i 30 minuti di colloquio non si sa. Al termine non sono state fatte dichiarazioni alla stampa.

Difficile che Abu Mazen abbia avuto il tempo (e la pazienza) di spiegare a Renzi il significato del Giorno della Nakba per il suo popolo. Si spera che abbia almeno avuto modo di chiedere chiarimenti sulla posizione a dir poco vaga dell’Italia sui diritti dei palestinesi che non va oltre le solite frasi scontate. Senza dimenticare il “riconoscimento” italiano dello Stato di Palestina avvenuto con due risoluzioni, in evidente contrasto tra di loro, approvate dal Parlamento nei mesi scorsi. Il motivo principale della presenza a Roma di Abu Mazen comunque resta la canonizzazione delle due suore palestinesi, un evento che giunge pochi giorni dopo l’annuncio dello storico accordo tra il Vaticano e lo Stato di Palestina – ancora da firmare -, criticato da Israele.

Ieri proteste e scontri con le forze israeliane hanno segnato, nei Territori occupati la ricorrenza della Nakba. Almeno tre palestinesi sono stati feriti da colpi sparati da soldati lungo le linee di demarcazione tra Gaza e Israele. Manifestazioni si sono tenute in tutti i principali centri della Cisgiordania, come Betlemme Nablus, Jenin, Ramallah e in diversi villaggi sparsi per i Territori: Bilin, Nilin, Nabi Saleh e Kufr Qaddum. Almeno 10 palestinesi sono stati feriti in scontri con l’esercito israeliano avvenuti a Nablus dopo l’ingresso in città di più di mille coloni israeliani diretti al sito della Tomba di Giuseppe. I militari hanno bloccato diverse strade alimentando la rabbia degli abitanti che hanno lanciato pietre e bruciato pneumatici. Proteste sono avvenute anche davanti alla prigione israeliana di Ofer dove l’anno scorso due adolescenti palestinesi furono uccisi. A Gerusalemme si è tenuta una dimostrazione presso la porta di Damasco dispersa dalla polizia.