La campagna anti corruzione lanciata da Xi Jinping all’inizio del suo mandato, è arrivata anche in una delle sacche di potere più importanti in Cina, ovvero l’esercito, con le accuse contro l’ex generale Gu Junshan.

E due ex presidenti, Jiang Zemin e Hu Jintao lanciano un monito all’attuale leader: «Se la campagna si spinge troppo in là, il rischio è di smantellare il partito». Il suggerimento dei due ex numeri uno, riportato dal Financial Times, è un segnale piuttosto evidente della forza dell’attività anti corruzione messa a punto da Xi Jinping che guida in prima persona l’attacco «alle mosche e alle tigri».

Il monito conferma, allo stesso tempo, quanto circola da mesi: a cadere, in un futuro neanche troppo lontano, potrebbero essere teste pesanti. Non a caso, Jiang Zemin è dato come uno dei potenziali obiettivi finali di Xi Jinping.

Non fosse altro per una mera questione di potere: l’ex presidente infatti esercita ancora la sua influenza, basti pensare che almeno quattro degli attuali membri dell’ufficio centrale del Politburo, sono sua diretta emanazione. A cascata dunque, la sua «cricca di Shanghai», riveste ancora importanza nelle posizioni che contano e non è così lontano dalla verità chi immagina Xi Jinping teso a sradicare queste bolle di influenza, mentre viene ormai considerato prossimo il processo a un altro grande vecchio del sistema politico cinese, ovvero l’ex zar della sicurezza, Zhou Yongkang.