Il processo che si tiene, dai primi di giugno, davanti ai giudici del tribunale di Lanusei vede alla sbarra i comandanti che hanno guidato il poligono del Salto di Quirra dal 2004 al 2010: Fabio Molteni, Alessio Cecchetti, Roberto Quattrociocchi, Valter Mauloni, Carlo Landi e Paolo Ricci. Sotto accusa anche i comandanti del distaccamento dell’Aeronautica di Capo San Lorenzo, Gianfranco Fois e Francesco Fulvio Ragazzon. Tutti devono rispondere di omissione aggravata di cautele contro infortuni e disastri, perché non avrebbero interdetto al pubblico le zone a rischio durante le esercitazioni a Quirra.

Il dato più clamoroso che è emerso dal processo sono le intercettazioni di conversazioni telefoniche tra militari addetti alla base dalle quali risulterebbe che il poligono sardo è stato inquinato, oltre che dall’uranio impoverito, come sinora ha sostenuto l’accusa, anche un’altra arma micidiale, il napalm.

Più precisamente, il napalm sepolto a Quirra sarebbe stato prima utilizzato in teatri di guerra lontani dalla Sardegna e poi “smaltito”, nei suoi residui, in depositi sotterranei allestiti a Quirra. Ed è sull’interramento, ipotizzato dall’accusa, del napalm nelle aree di addestramento che sono attese nuove clamorose deposizioni nelle udienze delle prossime settimane.

Sul punto sarebbero state intercettate diverse conversazioni tra i militari.

Il diserbante, altamente nocivo, è stato citato, nei giorni scorsi, anche dal procuratore di Lanusei, Biagio Mazzeo, durante un’audizione davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito. «Sì – conferma l’avvocato delle parti civili Gianfranco Sollai – è emerso che a Quirra è stato interrato del napalm. Risulta agli atti un’intercettazione tra militari».

Nell’inquietante silenzio della politica regionale sarda, è davvero singolare che l’unica voce che provi ad attirare l’attenzione anche nazionale sul processo in corso a Lanusei sia Mauro Pili. Pili è stato governatore della Sardegna dal 2001 al 2004, leader del centrodestra sardo, a suo tempo pupillo di Berlusconi. Oggi guida un piccolo partito autonomista con qualche coloritura indipendentista, che si chiama Unidos (Uniti). E’ deputato dal 2013 (fa parte del gruppo misto) e nel 2014 è stato rieletto consigliere regionale.

In un’interrogazione parlamentare presentata qualche giorno fa, Pili chiede al governo di farsi «attore di un’operazione verità su Quirra, dismettendo l’atteggiamento negazionista e omertoso sulla vicenda». «Nel corso dei lavori della Commissione sull’uranio impoverito – spiega l’ex governatore della Sardegna – è emerso che anche nel 2008 si sono svolte operazioni devastanti quali la distruzione di migliaia di tonnellate di armamenti di ogni genere, generando vere e proprie nubi tossiche che si sono adagiate sui paesi limitrofi al poligono. Materiali nocivi e nanoparticelle che hanno devastato l’ambiente e gravemente nuociuto alla salute pubblica. Ci sono fatti inesplorati come la notizia criminis dell’interramento a Quirra di fusti di sostanze velenose, napalm utilizzato nella guerra del Vietnam e prodotto da una ditta di Seveso».

Per il deputato sardo, «ci sono fatti di una gravità inaudita. Qualcuno sta puntando a ridurre un disastro ambientale senza precedenti a una multa per divieto di sosta. Dobbiamo avere il coraggio di dirlo e di reagire. Fatti che stanno emergendo dal lavoro della commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito che non possono essere insabbiati da apparati dello Stato». «Ci sono elementi giuridici – incalza Pili – per un processo per disastro ambientale e per omicidio plurimo».