La tracciabilità dei contagi, dicono dalla ATS, è totalmente fuori controllo, i pronto-soccorso intasati, personale insufficiente per le terapie intensive.

È gravissimo che si siano letteralmente buttati via oltre sei mesi e che le autorità colpevolizzino solo le persone, e che la narrazione tenda solo a responsabilizzare i singoli individui piuttosto che chiedere con ancor più forza il conto di questi mesi di gestione disastrosa da parte di Regione Lombardia.

Non abbiamo abbastanza mezzi pubblici per evitare assembramenti in ingresso e in uscita da scuola/lavoro. Servono mezzi, si facciano convenzioni con i bus turistici per gli scuolabus e per intensificare le linee, perché sui mezzi ci si contagia dalle 5 alle 23, non dalle 23 alle 5.
Si dica che si deve andare a piedi: chi abita entro 1,5 km dal lavoro o dal luogo di studio deve andare a piedi, si organizzino i pedibus.

Ci sono centinaia di luoghi di lavoro dove la salute di chi lavora viene messa a rischio perché non si rispettano le norme di sicurezza, al lavoro ci si contagia dalle 5 alle 23, non dalle 23 alle 5.

Non abbiamo tracciatori, è stato fatto un concorso interno all’ATS che ovviamente non avrebbe risolto il problema. Eppure non mancherebbero le persone disposte a lavorare, in questo periodo.

I vaccini anti-influenzali non si trovano, non sono stati comprati, eppure l’influenza arriva tutti gli anni, e si sapeva che quest’anno la diffusione di una influenza “normale” avrebbe complicato in modo devastante la situazione nei pronto soccorso e negli ospedali, oltre che la vita di milioni di persone.

Eppure si sceglie di scaricare tutto sulle spalle delle persone, si istituisce il coprifuoco, che vuol dire la morte di ristoranti, pizzerie, locali pubblici che – si aumentino anche i controlli, se serve – potrebbero lavorare in sicurezza, con i tavolini, il distanziamento, l’igienizzante.

Tutti dobbiamo fare la nostra parte, e ha un senso attuare disposizioni che alzino ancor di più la consapevolezza del pericolo che corriamo. Ma lo si faccia cercando di intervenire dove è realmente necessario. L’arte, la cultura, la socialità consapevole sono cose che possono aiutarci a sconfiggere la pandemia. Forse prima di prendere provvedimenti restrittivi se ne dovrebbe tenere conto.

 

*Presidente Arci Milano