I tipi di Lindau a Torino hanno da pochi giorni dato alle stampe un volume disegnato, Thoreau. Una vita disobbediente. Ne sono autori A. Dan (alias Daniel Alexandre) e Maximilien Le Roy, originariamente per l’editore belga Editions du Lombard. Le Roy è noto per le sue posizioni politiche, è fedele alla causa delle rivendicazioni territoriali e umanitarie del popolo palestinese di cui ha trattato nelle opere Gaza, un pavé dans la mer (2009), Les chemins de traverse (2010), Faire le Mur (2010, c’è l’edizione italiana pubblicata da 001 Edizioni), Palestine, dans quel État? (2013), ragion per cui è stato espulso dallo stato di Israele per dieci anni.
Può non stupire dunque che da spirito intransigente si sia appassionato e abbia dato voce e corpo ad una figura fra le più intransigenti dell’epoca moderna, quell’Henry David Thoreau oggi divenuto leggenda e oramai citazione obbligatoria per chiunque scriva di cammini, di natura, di vita lontano dalla civiltà. La sua frase «volevo vivere in profondità e succhiare tutto il midollo della vita» venne riproposta dal cinema nel film L’attimo fuggente (1989, titolo originale Dead Poets Society) ma le più giovani generazioni, di cui ahimè, la mia, non è più parte, stanno riscoprendo grazie alle tante traduzioni e alla fortuna che questo autore ha riscosso, negli ultimi anni.

Lindau, come abbiamo già scritto alcune settimane fa, è un editore che sta credendo molto in nell’autore americano di Concord ed ora arriva anche questa biografia disegnata, nella quale si presentano momenti topici della sua vita e idee tratte dai suoi libri. Ritroviamo la costruzione della capanna attorno al laghetto di Walden, nei boschi di proprietà del suo professore, Walph Waldo Emerson; ritroviamo il suo vagabondare nei paesaggi, i tentativi di vivere soltanto di quel che sapeva coltivare o raccogliere, il confronto con le persone semplici ma anche le invettive contro la società, la notte in prigione per non aver pagato le tasse per sei anni, adducendo che le tasse avrebbero sostenuto uno stato che appiccava guerre e finanziava la schiavitù. Sfioriamo le sue nostalgie per la vita borghese che avrebbe potuto condurre ma anche l’impegno carbonaio per favorire la fuga in Canada o nelle grandi città di persone di colore che rifiutavano la condizione di schiavitù o si trovavno nei guai con la giustizia proprio a causa della propria etnia. Assistiamo ad alcuni episodi che testimoniano la sua prossimità alle popolazioni indigene.

Il successo del suo capolavoro, Walden o Vita nei boschi (1854). Il suo interesse per le filosofie orientali, buddismo e induismo. La sua vicinanza al movimento degli abolizionisti di John Brown che verrà poi arrestato e impiccato, poiché davanti alla legge ferrea dello stato la violenza non è mai tollerabile. Chi legge farà i conti con una certa retorica che ai nostri orecchi potrebbe risultare poco digeribile, ma stiamo comunque parlando di un uomo vissuto negli anni Quaranta e Cinquanta del XIX secolo e morto di tubercolosi nel 1862 e la cui opera è stata pubblicata per lo più postuma. Il volume è di grande dimensione ma non spesso (90 pagine), offre anche una intervista del professore Michel Granger a Max Le Roy, dal titolo Thoreau, l’attualità di un filosofo. Quando ero un bambino avrei desiderato un libro del genere, capace di miscelare storia e fantasia, o meglio che mi raccontasse qualcosa di vero col tratto tipico dell’immaginazione. Thoreau. Una vita disobbediente è un libro che i ragazzi dovrebbero leggere, a scuola con gli insegnanti o a casa coi genitori.