Ci sarà un processo per chiarire se le accuse di ripetute bancarotte “pilotate”, e quindi fraudolente, di Tiziano Renzi e Laura Bovoli, nella gestione delle attività lavorative della coppia, comportino o meno la colpevolezza dei genitori di Matteo Renzi. Al termine dell’udienza preliminare relativa all’inchiesta per il fallimento delle cooperative Delivery Service Italia, Europe Service e Marmodiv, il giudice dell’udienza preliminare Giampaolo Boninsegna ha rinviato a giudizio i coniugi Renzi e altre 14 persone, tra legali rappresentanti delle coop, componenti dei cda e imprenditori. Tutti accusati, a vario titolo, di bancarotta fraudolenta e emissione di fatture false. Ha invece patteggiato una pena a 6 mesi di reclusione l’imprenditore ligure Mariano Massone, finito anche lui sotto inchiesta per bancarotta.
La prima udienza del processo è stata fissata per il primo giugno prossimo. Secondo le accuse del pm Luca Turco e degli investigatori della Finanza, le Delivery Service Italia, Europe Service e Marmodiv erano utilizzate per alleggerire la capofila Eventi 6 (che si occupava della distribuzione di volantini pubblicitari e giornali, e il cui giro d’affari era passato da un milione nel 2014 a sette milioni nel 2019) degli oneri previdenziali e fiscali, appunto per mezzo di coop che nascevano, si indebitavano e chiudevano.
Lo scorso 3 marzo, in apertura dell’udienza preliminare, il pm Turco aveva depositato una memoria integrativa di 40 pagine per rafforzare le accuse nei confronti degli imputati. Secondo le indagini, Tiziano Renzi e Laura Bovoli sarebbero stati amministratori di fatto delle coop indagate, tramite persone di fiducia o comunque condizionando le decisioni prese all’interno delle stesse società. Fra gli altri imputati ci sono Roberto Bargilli, ex autista del camper di Matteo Renzi alle primarie 2012, Giuseppe Mincuzzi e Daniele Goglio.
L’indagine era partita dalla Delivery, fallita nel 2015. In questo caso secondo le accuse i due coniugi Renzi, insieme ad altri fra cui Bargilli, avrebbero provocato “il fallimento della società per effetto di operazione dolosa consistita nell’aver omesso sistematicamente di versare gli oneri previdenziali e le imposte”. Per la Europe Service, fallita nel 2018, i Renzi sono accusati con altri di aver sottratto, “con lo scopo di procurarsi un ingiusto profitto e di recare pregiudizio ai creditori, i libri e le altre scritture contabili”.
Quanto alla Marmodiv, fallita nel 2019, i Renzi, Mincuzzi e Goglio per l’accusa “concorrevano a cagionare il dissesto della società esponendo nel bilancio di esercizio 2017 nell’attivo patrimoniale crediti per ‘fatture da emettere’ non rispondenti al vero per un importo superiore a 370 mila euro, così iscrivendo a conto economico maggiori ricavi ed evitando di evidenziare una perdita d’esercizio”. Per la Marmodiv inoltre i Renzi, con altre sei persone, sono accusati anche di aver emesso fatture per operazioni in parte inesistenti, “per consentire alla Eventi 6 l’evasione delle imposte”.