La procura distrettuale di Praga ha iscritto nel registro degli indagati tre alti esponenti dell’ex Partito Comunista Cecoslovacco e del governo cecoslovacco per le morti avvenute lungo la Cortina di Ferro.

La procura vorrebbe portare a processo l’ex segretario generale del Pcc Milouš Jakeš, l’ex premier cecoslovacco tra gli anni 1970 e 1988 Lubomír Štrougal e l’ex ministro degli Interni tra gli anni 1983 e 1988 Vratislav Vajnar. «Nonostante il loro ruolo nella guida del Paese, non hanno impedito l’uso delle armi (contro i fuggitivi)» ha dichiarato il procuratore capo di Praga 1 Jan Lelek. La procura e la polizia hanno proceduto, dopo due anni di indagini negli archivi, sulla denuncia della Piattaforma della memoria e coscienza europea. Con la sua denuncia la piattaforma, formata dagli «istituti per la memoria» dell’ex blocco sovietico, cerca di replicare il modello dei processi tedeschi di inizio anni Novanta. All’epoca furono condannati per i morti sulla Cortina di Ferro alcuni alti funzionari della Sed, tra cui l’ultimo segretario del partito della Ddr Egon Krenz.

Sotto la lente della procura sono nove casi di uccisione e sette di grave ferimento da parte delle Guardie di Confine tra il 1976 e il 1989. Il 1976 non è una data scelta a caso: in quell’anno l’Assemblea Federale Cecoslovacca promulgò il Patto Internazionale sulle Libertà Civili e Politiche (erroneamente conosciuto come Dichiarazione di Helsinki). Il Patto, che vincolava da quell’anno anche le autorità cecoslovacche, garantiva la libertà di espatrio dal proprio Paese. E questa libertà sarebbe stata violata dai tre imputati che, secondo la procura di Praga, con la loro condotta avrebbero dato sostegno alla violenza sul confine. Va poi notato che la maggioranza dei morti sul confine cecoslovacco è formata dai cittadini della Germania dell’Est e della Polonia. Sarà inoltre da verificare se la procura di Praga ha giurisdizione anche sul territorio slovacco. Diverse uccisioni sono infatti avvenute sull’attuale confine austro-slovacco considerato, a torto, il punto debole della Cortina di Ferro.

Il processo intentato a imputati ultranoventenni (il più giovane Vajnar compierà novant’anni l’anno prossimo, il più vecchio, Jakeš, ne ha compiuti 97 in agosto) quasi certamente non porterà a pene detentive. Nonostante tifoserie tardamente anticomuniste, il caso potrebbe portare le società ceca e slovacca a interrogarsi, se l’orrore insopportabile del giovane tedesco Harmut Tautz, lasciato morire a diciott’anni dalle Guardie di Confine dopo esser stato sbranato dai canilupo poliziotto nei pressi di Bratislava, non abbia delle similitudini con le tragiche vicende dei migranti nel Meditterraneo. D’altronde la Porta d’Europa di Lampedusa e la Porta della Libertà sul confine ceco-slovacco-austriaco hanno non poche somiglianze.