La polizia di Stato ceca ha dato il via libera alla retata contro un gruppo di anarchici e militanti di sinistra il 29 aprile scorso con arresti in grande stile: una decina di sospettati su tutto il territorio della Repubblica Ceca. Quasi tutti rilasciati dopo pochi giorni. La polizia sosteneva di aver messo mano sulla rete di cellule rivoluzionarie, che negli scorsi mesi avrebbe incendiato macchine di polizia nel Nord della Boemia e diversi cancelli di pedaggio autostradale.

Pochi giorni dopo gli arresti e a ridosso del Primo maggio, dagli ambienti vicino alla polizia filtrarono notizie sulla pericolosità del gruppo arrestato. A riprenderle in gran pompa il quotidiano Lidove noviny, la cui casa editrice è di proprietà del vicepremier e ministro delle Finanze Andrej Babis. Per il quotidiano, il gruppo stava pianificando operazioni ben più pericolose degli incendi delle volanti della polizia: gli anarchici avrebbero avuto in mente di attaccare con molotov i treni che trasportavano materiale bellico. Il gruppo anti-militarista anarchico Voice of Anarchopacifism (Vap), dove si sarebbe formata la «cellula di fuoco», avrebbe deciso quindi di passare alle maniere forti.

Dopo un paio di settimane sono tuttavia emersi dettagli illuminanti. Gli accusati e i loro difensori hanno infatti dimostrato, che il pericoloso covo terrorista era in realtà una delle case aperte tipiche del movimento anarchico. E nel maggio scorso la rivelazione: si scoprì che l’idea dei pericolosi attacchi ai treni militari era stata ordita da due infiltrati della polizia.

Infine anche il numero degli accusati si è ristretto da dieci a cinque, di cui due ancora in carcerazione preventiva. «Non penso che la polizia abbia in mano delle grandi prove – ha detto al quotidiano di sinistra A2larm la sorella di uno degli attivisti ancora in cella – Le accuse di attacchi incendiari, sia contro le automobili che contro le stazioni di pedaggio, sono state ritirate. E finora alla difesa non è stata mostrata alcuna prova di colpevolezza e i due agenti infiltrati devono essere ancora sottoposti a un interrogatorio».

Le principali prove della pericolosità del gruppo sembrano quindi i due agenti infiltrati e i loro piani di attacco ai convogli ferroviari. Secondo fonti degli ambienti anarchici i due infiltrati hanno cominciato a frequentare il gruppo Voice of Anarchopacifism nell’autunno 2014.

«Grazie a una struttura piuttosto aperta e informale, Vap è stato un ottimo ponte di lancio per le attività dei due infiltrati», sottolineano gli anarchici. Secondo gli attivisti i poliziotti infiltrati erano sempre disponibili a fornire il loro aiuto materiale ma «nelle riunioni tenevano sempre i discorsi più radicali sostenendo che l’affissione dei volantini non servisse a nulla e che fosse necessario passare a maniere più forti».

L’iperattività degli agenti fu tale, che durante una trasferta a Vienna, dove si teneva una protesta contro il ballo d’inverno del partito xenofobo Fpo, i due infiltrati muniti di mazze e coltelli furono arrestati dalla polizia austriaca. Quest’ultima non mancò di rivendicare l’arresto di un pericoloso gruppetto di facinorosi dell’Est, scoprendo in un secondo momento, che si trattava di «colleghi».

L’Akce Fenix è stata messa in moto in un periodo di relativa vivacità dei movimenti a Praga. Questi ultimi sono riusciti a mettere in piedi alcune vertenze importanti. Si tratta soprattutto di temi legati alla casa e alla speculazione immobiliare, che anche a Praga, come in molte altre metropoli europee, si sta facendo sentire pesantemente.

Uno dei risultati di questa mobilitazione è stata la creazione del centro sociale Klinika, preso più volte di mira dalla polizia, ma che ha saputo creare una rete di solidarietà tra il vicinato di ampiezza insolita. Inoltre una parte dei movimenti è impegnate a supporto di lavoratori precari, soprattutto nel settore della ristorazione, a cui i datori di lavoro non hanno versato lo stipendio patteggiato.

Il reparto di lotta all’estremismo politico della Polizia di Stato e i servizi segreti non hanno esitato definire queste attività come «socialmente pericolose».

Di fatto nei rapporti sull’estremismo politico, che questi organi di repressione stilano, si possono trovare fianco a fianco le attività solidali con i lavoratori rimasti senza stipendio e gli hate crimes dei neo-nazisti, che negli ultimi anni hanno provocato anche diverse vittime.

«I rapporti della polizia, invece di prendere in considerazione dei fatti concreti, definiscono l’estremismo solo sulla base del rapporto verso una o un’altra ideologia», riflette il politologo Jaroslav Bican, sottolineando come l’elenco delle ideologie estremiste sia stilato dal ministero degli Interni senza discussione e ulteriore controllo.

La reazione dell’opinione pubblica è stata piuttosto fredda. La ripresa massiccia da parte della stampa dell’affaire Fenix ha però cambiato le coordinate mediatiche. Da una parte sembra infatti che a sinistra ci sia una nebulosa terroristica non ben definita, che è sempre pronta a prendere una molotov in mano.

Dall’altra parte nel dibattito quotidiano si fa sempre più strada una retorica di uso della forza contro i migranti e contro chi sostiene un approccio più aperto alla questione. I neonazisti così spadroneggiano in cortei contro l’immigrazione, dove si vedono in processione forche e cappi.

Ma forse l’estremismo più pericoloso arriva dall’alto. Proprio questa settimana infatti il presidente della Repubblica Zeman ha consigliato di mandare l’esercito sulle frontiere dello spazio Schengen e il ministro delle Finanze (nonché il terzo uomo più ricco del Paese) Andrej Babis ha detto che bisogna chiudere «contro l’invasione» completamente le frontiere esterne di Schengen.