Sarà il Tribunale di Pisa a processare i cinque imputati che a vario titolo devono rispondere della morte di Emanuele Scieri, il giovane parà di leva della Brigata Folgore ucciso nella caserma Gamerra di Pisa il 13 agosto 1999, nel corso di un atto di nonnismo, e il cui corpo fu “ritrovato” incredibilmente a distanza di tre giorni. E’ stata la Cassazione a decidere il conflitto di giurisdizione fra la magistratura ordinaria e quella militare, dopo che le nuove indagini per l’omicidio di Scieri si erano svolte su un doppio binario – civile e militare – a seguito dei risultati della Commissione parlamentare di inchiesta che, di fatto, aveva riaperto il “cold case” della morte del parà.
La decisione della Cassazione fa sì che fra gli imputati del processo, con il giudizio davanti al giudice dell’udienza preliminare vista la richiesta degli avvocati difensori del rito abbreviato, ci sia anche l’ex comandante generale della Folgore, il generale Enrico Celentano, accusato di favoreggiamento al pari del maggiore in congedo Salvatore Romondia. Per la procura di Pisa i due ufficiali si adoperarono, già prima della scoperta ufficiale del cadavere di Scieri, per insabbiare e addirittura depistare gli investigatori, riducendo la tragedia nella scuola di parà Gamerra ad un “prova di coraggio” finita male da parte del giovane militare di leva.
Il 29 marzo potrà così riprendere l’udienza preliminare, davanti al gup Pietro Murano, che vede imputati per omicidio volontario, con l’aggravante dei futili motivi, i tre ex caporali della Folgore Alessandro Panella, Luigi Zabara e Andrea Antico. Quest’ultimo, 41 anni, è l’unico a vestire ancora da divisa, in servizio nel 7/o Reggimento Aves di Rimini. Non sono più militari invece Alessandro Panella, 41 anni, di Cerveteri, e Luigi Zabara, 43 anni, di Frosinone.
“La decisione della Cassazione è un premio agli sforzi fatti dalla procura di Pisa di arrivare finalmente alla verità – ha commentato Francesco Scieri, fratello di Emanuele – anche la procura generale militare ha mostrato lo stesso impegno, ma credo che Pisa sia la sede più giusta, permettendo alla procura pisana di riscattare la prima inchiesta conclusa con un’archiviazione. In questi anni i magistrati pisani hanno dimostrato una maggiore volontà di accertare i fatti rispetto a vent’anni fa”. Soddisfatto il procuratore capo Sandro Crini: “Va riconosciuta una tenacia encomiabile alla Commissione parlamentare d’inchiesta, che ha fatto un gran lavoro. Poi noi siamo riusciti a far rivivere un episodio molto vecchio nel tempo, ricostruendo ogni camerata di quella caserma in quei giorni e ogni dettaglio della vicenda, anche grazie alla massima collaborazione ottenuta dai vertici attuali della scuola di paracadutismo”.