Dovevano esserci i gessetti colorati, i tamburi, i giochi da tavolo, le fiabe, ma anche attività per imparare a riciclare gli oggetti in modo originale, la capoeira e i più classici scacchi, subbuteo e rompicapo.

A Pavia, cardo e decumano, fino al ponte Coperto, con tutte le stradine annesse, si sarebbero trasformati in un gigantesco circuito del gioco dell’oca, con tappe in sei piazze della città. All’ombra del Duomo, della chiesetta di San Marino, sotto la Cupola Arnaboldi, i bambini e i genitori si sarebbero potuti fermare ai banchetti e alle postazioni, divertirsi e vivere la città in un modo diverso dal solito.

Invece no. La regola che ha dato le coordinate per l’organizzazione di tutte e quattro le edizioni del festival di giochi di strada “Giocanda”, è sempre stata: “Giocanda non si comanda”.

Quest’anno, però, la giunta leghista di Fabrizio Fracassi ha scelto di infrangere il comandamento d’oro dell’evento per bambini che avrebbe portato attività ludiche e di intrattenimento per i vicoli e le piazze della città il prossimo sabato, 5 ottobre. Il suo “no” ha chiuso le strade alle famiglie pavesi e alle 35 associazioni che avevano dato il loro contributo per l’organizzazione della giornata dedicata ai giochi in città. Solo una delle tante occasioni in cui i gruppi pavesi si sono rivelati più di una rete.

Rifiutato il patrocinio, il comune ha dato anche un parere negativo al nulla osta richiesto dalla Onlus Uildm a nome di tutte le altre associazioni che hanno preso parte all’organizzazione dell’evento: per gli ideatori del festival, sostenere il costo autonomamente sarebbe stato impossibile. «Tali attività non risultano completamente allineate con le proposte socio-culturali previste in seno ai vari assessorati coinvolti», è stata la motivazione della giunta in un primo momento in risposta alla richiesta di patrocinio avanzata dall’associazione Liberisaperi, che ha dato il via al festival.

Poi si sono aggiunte le ragioni di sicurezza, che hanno portato il sindaco Fracassi a offrire come soluzione alternativa l’uso del cortile del Castello Visconteo. «Non ho vietato la manifestazione – spiega il primo cittadino – ho cercato di offrire il miglior contesto possibile, anche per i bambini. L’anno scorso, però, alcune iniziative hanno destato polemiche e creato scalpore mediatico, come la lettura delle favole gender sui sagrati delle chiese. È inutile cercare uno scontro a tutti i costi se si può evitare. Ho rispetto per tutte le opinioni e mi aspetto lo stesso».

A quel punto, sono state le associazioni a dire di no: «Non possiamo accettare di spostare “Giocanda” in un castello – spiega Pia La Sala, presidente dell’associazione Liberisaperi – “Giocanda” è nata come evento di strada e nelle piazze, e rifiutiamo la proposta perché ne va del suo spirito. L’evento fonda la sua origine sull’abitare la città, sulla convivenza civile, sul gioco fruito da tutta la comunità. Relegato tra quattro mura verrebbe privato del suo significato».

Per quattro anni le modalità di svolgimento del festival sono state le stesse, a partire dal lancio della prima edizione nel 2013, sotto la giunta di centro-destra di Alessandro Cattaneo, quando per la prima volta le associazioni pavesi avevano mosso gli ingranaggi della città a partire dal basso per dare vita all’evento. Cinque anni fa, dopo la pubblicazione della classifica che ha eletto Pavia capitale italiana del gioco d’azzardo, il festival si è posto l’obiettivo di proporre un divertimento sano, costruttivo e fondato sui principi dell’inclusione sociale e culturale. «Siamo tutti convinti che se ci fosse una cultura ludica diversa, questo gioco d’azzardo liberalizzato non ci sarebbe –spiega Mauro Vanetti, che all’interno del festival si occupa di Video-Giocanda, l’evento dedicato ai videogiochi – Le slot machine sono il videogioco più usato in Italia, ma noi proponiamo delle alternative. Siamo tutti attivisti, non solo appassionati di videogame. E’ una battaglia culturale, o meglio: una forma di resistenza».