Quella di papa Francesco a Lesbo è stata una visita «di natura umanitaria ed ecumenica» – come ha precisato padre Lombardi, direttore della sala stampa vaticana – ma anche dal forte significato politico. Il primo ad accorgersene è stato Salvini. Francesco era appena atterrato a Mytilene che già il leader fascio-leghista scriveva sul proprio profilo Facebook: «Il papa è in Grecia per incontrare gli immigrati: “È la catastrofe più grande dopo la seconda guerra mondiale”. Con tutto il rispetto, sbaglia», attacca Salvini, rimproverato persino dal redivivo Cicchitto. «Mi sembra – prosegue – che la catastrofe avvenga in Italia, non in Grecia. Trecentomila reati commessi da immigrati, il 40% degli stupri e il 75% dello spaccio a carico di immigrati, 20mila immigrati nelle carceri italiane e 120mila (oltre il 60% clandestini) in case e alberghi. Intanto 1 milione e 400mila bambini in Italia vivono sotto la soglia di povertà assoluta. Il papa vuole invitare altre migliaia di immigrati in Italia? Un conto è accogliere i pochi che scappano dalla guerra, altro è incentivare e finanziare un’invasione senza precedenti. Caro santo padre, la catastrofe è a due passi dal Vaticano, è in Italia!».

A ruota arriva Gasparri, altro paladino delle «radici cristiane» dell’Europa: «Il modello da seguire non è Lesbo ma Vienna, che ha deciso di controllare con severità le frontiere», possibilmente costruendo un muro al Brennero. «Il modello è Orbán, il leader ungherese che non ha accettato accordi europei che il giorno dopo svanivano – prosegue l’incontenibile Gasparri – . Il modello è la Macedonia che difende con determinazione i propri confini. Più Vienna, meno Lesbo».

Meno sgangherate le altre reazioni politiche. Il presidente della Repubblica Mattarella invia un messaggio al papa al suo rientro in Italia: «La sua visita sull’isola di Lesbo ha costituito un forte richiamo alle responsabilità che incombono su tutta l’Europa, alla necessità di trovare risposte univoche e durature al fenomeno delle migrazioni, facendo leva sui valori e principi alla base della convivenza umana e della costruzione europea». Fa eco la presidente della Camera Boldrini: il papa «manda un messaggio potente all’Unione europea, non resti sorda alle sue parole».

Dall’Ue, chiamata in causa, si fa sentire l’Alto rappresentante per la politica estera europea, Mogherini: «Le parole di papa Francesco da Lesbo saranno una sveglia per l’Europa che resiste alla solidarietà». E il capogruppo del Pse Pittella: «Serve la volontà politica di tutti gli Stati. Si abbattano i muri preventivi e si dia ascolto alla coscienza di ognuno di noi toccata e commossa dalle parole del papa». Intervengono anche i vertici Pd: «L’Europa ascolti le parole di Francesco se vuole essere fedele alla sua identità e ai suoi valori e dimostri di essere all’altezza della sfida», twitta il vicesegretario nazionale Guerini. E il capogruppo Pd alla Camera, Rosato: ««L’Europa non resti sorda e raccolga l’appello dirompente di papa Francesco». Tutti d’accordo, insomma. Ma il rischio è che abbia ragione Enrico Letta: «Vorrei così non fosse, ma temo che il giusto appello ai governi del papa a Lesbo avrà come risposte grandi consensi vocali, e forse nemmeno quelli».

Sul fronte sindacale c’è la segretaria Cgil Camusso: «Il papa ci ricorda cosa succede nel Mediterraneo. In Europa si aggira lo spettro della xenofobia e del razzismo», ma «l’Europa non deve essere quella dei muri e dei fili spinati, l’Europa non può essere governata solo dalla finanza».

Il mondo cattolico è allineato con papa Francesco. «Come il viaggio a Lampedusa, anche questo a Lesbo parla a tutti, anche senza parole. Ed è un appello accorato all’Europa, e al mondo, perché non distolga lo sguardo dai volti di uomini, di donne, di bambini costretti dalla guerra e dalla miseria a lasciare i loro Paesi, le loro case, le loro famiglie», si legge nell’editoriale dell’Osservatore romano firmato dal direttore Vian. «Chi chiude le porte a migranti sostiene la violazioni dei diritti umani», denunciano le suore scalabriniane, impegnate con i migranti. Senza giri di parole i gesuiti del Centro Astalli per i rifugiati: l’Ue «interrompa immediatamente l’accordo scellerato con la Turchia».