Il caporalato formato Nord Est si chiama grande distribuzione. Da lustri, è la “nicchia” del profitto sussidiario che sperimenta (e anticipa) mini jobs nelle scatole cinesi societarie utili soprattutto a cancellare diritti.

Ieri mattina gli agenti della questura hanno condotto in carcere Floriano Pomaro, 53 anni, e notificato gli arresti domiciliari a Riccardo Bellotto, 36 anni, e Mario Zecchinato, 62 anni. Secondo i risultati dell’inchiesta condotta fin dal 2013 anche dalla Digos per la Procura della Repubblica di Padova, la “cricca della logistica” imponeva ai lavoratori bengalesi delle coop un sistema collaudato: intimidazioni, minacce, ricatti. In sostanza, i contratti a tempo determinato (indispensabili per il permesso di soggiorno) non solo venivano sottoscritti in cambio di una sorta di “tangente”, ma comportavano anche orari… flessibili e il silenzio-assenso sindacale.

Logistica in Italia è sinonimo di quasi 200 miliardi di euro, cioè oltre il 10% del Pil. Facchini immigrati, «padroncini» dell’autotrasporto e services d’ogni tipo lavorano nella zona più che grigia a beneficio di chi mercifica tutto. Sono più di 150 mila le micro-imprese censite tra banchine dei porti, nodi ferroviari, magazzini più o meno hi tech, società partecipate e universo del «terzo settore».

A Padova il comparto della logistica è finito sotto i riflettori grazie alle lotte condotte da Adl Cobas davanti ai cancelli di Corso Stati Uniti e nella Bassa. In particolare nel “polo” di Interporto, presieduto fino a poche settimane fa da Sergio Giordani, candidato sindaco della “santa alleanza” che dagli ex An arriva fino ai Socialisti europei di Flavio Zanonato. In gioco i maxi-appalti dei colossi della grande distribuzione, gli interessi privati negli ex-Magazzini Generali del Comune e i conti da far quadrare con le banche.

«Il caporalato è criminale, quanto il meccanismo legale del cambio di appalto a scapito dei soci-lavoratori. Li abbiamo sempre combattuti, tutelando i diritti dei lavoratori migranti, come nei magazzini di Acqua & Sapone dove ora contiamo 200 iscritti. E in questi anni abbiamo sempre denunciato, in prefettura e non solo, le complicità. I committenti e le piattaforme come Interporto ne sono più che consapevoli» scandisce Gianni Boetto di Adl Cobas, che non dimentica la richiesta di risarcimento danni per centinaia di migliaia di euro in occasione dei blocchi ai cancelli.
Fra i tre arrestati, spicca il nome di Pomaro che incarna l’anima nera della logistica. Da ragazzo trasportava frutta e verdura al mercato di Padova. Nato il giorno di Ferragosto, arriva dal Polesine che ha già svezzato i seguaci di don Giuss. E Pomaro ha il guizzo da padroncino: comincia con tre società a Saonara, poi mette piede nel facchinaggio con la coop Consorzio Europa.

All’ombra dei Magazzini Generali, diventa l’eminenza grigia dell’ingegnere ciellino Renzo Sartori. Sono decine le sigle che nelle visure camerali restituiscono la presenza di Pomaro: da Multiservizi Srl (sfalcio del verde) a Plurigest Sas che gestisce il bar interno, da Tiesse che noleggia muletti, attrezzature, auto di rappresentanza fino a Log System Scarl che dal 2002 farà da “imbuto” all’amministrazione sussidiaria dei Magazzini.

Così Pomaro in coppia con Sartori è pronto al grande salto. Fa parte del comitato promotore della Cena di Santa Lucia, vetrina “istituzionale” dei ciellini a Nord Est. Occupa un piano della “torre” realizzata dall’impresa Mattioli, edilizia ciellina. Si affida per la contabilità a Natalia De Silvestro, la commercialista di fiducia della CdO. Viene premiato dal Consorzio nazionale operatori logistici. Conquista l’appalto da 26 milioni dei magazzini abbigliamento Bernardi. Ma non basta, perché nell’estate 2008 Pomaro arriva fino a Parma: grazie a Sincro (20 mila euro di capitale sociale), sempre insieme a Sartori, svuota le storiche coop “rosse” e s’insedia in Number 1. Si traduce in 136 mila metri quadrati di spazi (di cui 77 mila coperti), 6 hub, 19 piattaforme, 94 bocche di carico e 100 mila posti pallet. Sui tetti, gli immancabili pannelli fotovoltaici. Nel portafoglio clienti marchi come Barilla, Plasmon, Parmalat, Coop Adriatica, Nestlé e Unilever. I dipendenti sono circa 500, più altri 3.500 tra trasportatori e facchini. Il fatturato complessivo sfiora i 400 milioni di euro.

Il “modello Padova” si esporta fino a Rimini, nelle piattaforme della Basilicata e della Campania, alle porte di Roma. Sono i “cannibali” specializzati nell’incistare il patrimonio pubblico, drenare finanziamenti, far matching con i profitti. È la perfetta sintonia fra CL, Quercia business oriented, “mandarini” di palazzo e professionisti della sussidiarietà. Una lunga parabola cominciata nel 1999, quando davanti al notaio Nicola Cassano si costituisce Servizi Logistici che fa capo a Leonardo Padrin, presidente della CdO e poi consigliere regionale berlusconiano.

La decadenza di Padova combacia con quella della “cricca”. L’intoccabilità di CL va in frantumi con l’inchiesta sui fondi europei. E la Procura scoperchia il “giro” di Willi Zampieri, legato all’anima dorotea di Forza Italia. Nell’aula del tribunale, il maresciallo Lorenzini conferma il flusso di denaro destinato al gioco d’azzardo e soprattutto come l’ultimo amministratore di Euro Job coop era accudito dalle Cucine Popolari di suor Lia.

Poi le Fiamme Gialle contestano «false fatture soggettive» per 1,2 milioni di euro all’imprenditore del ramo detergenti & profumi, abituato a frequentare i Vip in Croazia. E ieri le manette ai polsi di Pomaro: «Era ora!» sbotta un parlamentare, mentre un gelido imbarazzo attanaglia partiti e liste civiche alla vigilia delle Comunali…