Se il coniglio è simbolo del rinnovamento e della fertilità in molta tradizione pre-cristiana europea, simbolo che quindi è spesso accostato al periodo pasquale, è anche vero che è un animale molto presente nella tradizione folcloristica del continente asiatico, dalla Cina alla penisola coreana fino ad arrivare al Giappone. Il coniglio infatti compare in molte leggende, storie e poemi di questi paesi in tutte le loro permutazioni e con tutte le varianti del caso ed i primi documenti in cui questo animale viene nominato risalgono addirittura a più di duemila anni fa.

Specialmente diffusa è la figura asiatica del coniglio lunare, secondo la leggenda sul satellite vivrebbe un coniglio che continuamente lavora col suo pestello e mortaio, secondo le tradizioni cinesi per realizzare un elisir di lunga vita, mentre per quelle coreane e giapponesi il coniglio sarebbe impegnato a fare il «mochi», il popolare dolce di riso.
Ma la figura folclorica del coniglio ha trovato anche riverberi ed incarnazioni inaspettate nell’universo pop contemporaneo, specialmente quello giapponese, come non citare allora Sailor Moon, la serie animata in cui la protagonista si chiama proprio Tsukino Usagi («coniglio della luna») oppure i vari riferimenti fatti in altri anime come Naruto, Lamù la ragazza dello spazio o ancora Dragon Ball. Una presenza eterea e leggendaria che ha trovato una materializzazione nell’isola di Okunoshima.

Situata nel Mare Interno di Seto nella prefettura di Hiroshima, Okunoshima è una piccola isola conosciuta come «l’isola dei conigli», sono numerosissimi infatti gli esemplari di questo animale che, selvatici, si aggirano indisturbati da un angolo all’altro dell’isolotto, per nulla spaventati dalla presenza umana. Questa vera e propria colonia di conigli si deve molto probabilmente all’introduzione casuale di alcuni esemplari durante gli anni settanta, anche se già decenni prima l’isola aveva ospitato un alto numero degli stessi animali per ragioni più sinistre. Nonostante nel 1925 l’impero giapponese aderì al protocollo di Ginevra, accordo che proibiva l’uso di armi chimiche durante i conflitti, nel 1927 in totale segretezza Okonoshima fu scelta come luogo ideale per la costruzione di un impianto per la produzione di gas per uso militare da utilizzare nei territori di conquista nella vicina Asia, Cina in primis.

Il tutto fu messo in moto senza avvisare la popolazione del luogo, formata per la maggior parte da pescatori, nascondendo non solo il vero fine della fabbrica ma anche cancellando di fatto l’isola da molte delle mappe ufficiali, inoltre per testare questi gas furono usati proprio dei conigli. L’impianto cominciò la produzione nel 1929 e non passò molto tempo che i pochi abitanti del luogo cominciarono a subire danni fisici provocati dall’intossicazione da gas. Finita la Seconda Guerra Mondiale sul progetto calò un cortina di silenzio, i documenti relativi alla fabbrica furono bruciati ed i gas rimanenti nell’impianto molto brobabilmente sotterrati clandestinamente, in quell’impeto di dimenticare e di voltare pagina che animò i primi anni post bellici dell’arcipelago e che fece dimenticare e chiudere più di un occhio alle forze alleate.

Come purtroppo troppo spesso accade in casi di avvelenamento di questo tipo però, gli abitanti dell’isola o comunque coloro che subirono danni legati alla produzione dei gas furono riconosciuti come vittime solamente molto tempo dopo e bisogna aspettare il 1988 perché questo terribile passato venga definitivamente riconosciuto a livello popolare con l’apertura di un museo dedicato alle armi chimiche.