Ci si alza all’alba e si parte in pullman. Direzione Napoli. Quando si decise la sede della manifestazione per tutti i metalmeccanici del sud la vertenza Whirlpool non era ancora scoppiata; la scelta ora pare saggia e lungimirante. I due pullman organizzati dalla Camera del lavoro di Roma Est sono pieni. I metalmeccanici romani sono particolari. Di solito le manifestazioni per loro sono in centro città o della sola Fiom. «L’ultimo sciopero generale unitario di 8 ore è stato nel 2005; nel 2016 facemmo 4 ore regionali con presidi davanti alle fabbriche», spiega Simona.

L’ALTRA STRANEZZA è che a Roma di aziende metalmeccaniche grandi non ce ne sono quasi più. Sul pullman molti sono metalmeccanici atipici. Come Angelo che fa manutenzione termoidraulica in appalto per la Rai e da anni passa «da una azienda all’altra con condizioni sempre peggiori», o Pamela che lavora a Bassnet, controllata dal colosso Nexi ma in liquidazione dal 2018: gestisce un call center per Pos e carte di credito assieme a lavoratori con il contratto dei bancari. «Prendo il 30% in meno e lavoro nei festivi. Dovremmo essere comprati da una nuova azienda Numero Blu che però richiede una pacificazione del 90% fra i lavoratori, ma i bancari hanno giustamente fatto causa per interposizione fittizia di manodopera: noi non possiamo, siamo bloccati con il rischio che la liquidazione ci mandi tutti a casa», spiega preoccupata.
Ci sono poi tanti lavoratori della Sirti, azienda leader nella posa cavi che ha da poco chiuso un accordo sindacale per evitare 833 licenziamenti. Ma chi è sul pullman fa il contratto di solidarietà al 35%, gli amministrativi no. E, seppur approvato col voto dei lavoratori, l’accordo viene criticato: «Siamo esuberi rimandati solo di un anno».

SI ARRIVA A NAPOLI con le magliette rosse fatte per l’occasione: «Ostinatamente antifascista». Sotto i 35 gradi della cappa sul golfo si attraversano le strade del centro fotografati dai turisti. Ad aprire il corteo i 430 operai della Whirlpool che venerdì prossimo attendono la risposta della proprietà. Urlano e cantano: «Napoli non molla!». «L’azienda con noi non parla. Di Maio si è esposto tanto, ma finché non avremo la certezza che manterrà le produzioni a Napoli continueremo la lotta», spiega la segretaria nazionale Fiom Barbara Tibaldi.

SUL PALCO DI PIAZZA Matteotti tante donne. Inizia l’attrice Rosalia Porcaro che lancia il boicottaggio «No Napoli, no Whirlpool» e prende in giro la multinazionale americana – «Per i lavoratori vogliono solo il lavaggio a 90 gradi» – e Salvini – «Diceva ’Vesuvio, lavali col fuoco’, ora vuole diventare meridionale». Poi tocca a Raffaele, rsu Fiom della Whirlpool – «vogliamo solo fare lavatrici» – e a Salvatore della Blutec – commissariata per malversazione – che dà il senso dello sciopero: «I governi ci hanno tutti ignorato: i suonatori cambiano, la musica è sempre la stessa e sta diventando una marcia funebre: siamo affamati di lavoro». Mentre i lavoratori cantano «Uno di noi» al leader Uil Carmelo Barbagallo, Francesco Brigati racconta il nuovo dramma dell’ex Ilva di Taranto di nuovo in cassa integrazione: «Non vogliamo scegliere tra lavoro e salute; vogliamo lavoro, salute e ambiente», urla.

Chiude Francesca Re David. La segretaria generale della Fiom infiamma la piazza: «Il nostro sciopero guarda al governo e alle imprese, alla svalorizzazione del lavoro, alla mancanza di una qualsiasi idea di politica industriale nel paese che sta diventando un terra di conquista delle multinazionale e con il 25% della capacità produttiva istallata e 300mila posti in meno – snociola -. Al Sud le periferie sono cimiteri industriali. Chiediamo che l’industria, gli investimenti pubblici e privati e l’occupazione vengano messi al centro. E’ importante rilanciare la contrattazione in vista del rinnovo del contratto nazionale che dovrà aumentare i salari, ridurre l’orario, tutelare salute e sicurezza», conclude ricordando la sirena che ha aperto il corteo per commemorare i «troppi morti sul lavoro».

LA MANIFESTAZIONE FINISCE. Si riprende il pullman e per imboccare l’autostrada si passa di fianco al presidio della Whirlpool. Si vedono prima le bandiere della Fiom, poi si scorgono gli operai e le operaie sedute davanti all’entrata in presidio da 11 giorni. Per loro lo sciopero va avanti.