Chi non conosce la Cerimonia del tè (Sado), l’arte dei fiori (Kado), l’arte marziale (Budo), come discipline che affiancano il percorso della meditazione Zen? Nessuno certamente immagina che a queste «Vie» se ne sia aggiunta una nuova a partire dal 2015. Si tratta dello Yudo, letteralmente la «Via dell’acqua calda», ma per intendersi l’«Arte del bagno caldo».

Uno dei piaceri più grandi che associamo al Giappone sono le acque bollenti delle terme e il profumo della vasca di legno di cedro, hinoki, dei bagni tradizionali, possibilmente circondati dal verde del bosco e da accoglienti stanze in stile tradizionale con pavimento in tatami e finestre affacciate sulla natura. Questo semplice piacere quotidiano, parte della cultura giapponese tradizionale, si trasforma in vera e propria arte con tre comandamenti di base: un sentimento di riconoscenza per l’acqua calda nella vita quotidiana che si allarga poi all’universo; rilassarsi nel bagno caldo, come modo per imparare a prestare attenzione all’altro; prendere a prestito la forza dell’acqua calda per arrivare a svuotare la mente e a rinnovare se stessi.

Tre concetti spirituali che accompagnano anche l’architettura dello spazio e la produzione di tutti quegli oggetti che accompagnano il bagno: dalla vasca rotondeggiante in legno hinoki cipresso, ai mestoli, fino ai secchi, ma anche agli asciugamani, tutti pensati nelle proporzioni, nei materiali e nel posizionamento nello spazio per rendere l’atmosfera quanto più rilassante e naturale. È stato questo il tema della mostra ospitata da Muji a Milano per il programma del Fuorisalone. Come spiega Kundo Koyama, l’inventore del concetto di Yudo, e di tanti programmi televisivi famosi tra cui Iron chef, divulgato in tutto il mondo e del film Departures. TRa i pensatori dello Yudo, c’è anche il 27/mo abate  Yamada del tempio zen  Shinjuan Daitokuji di Kyoto.

L’«Arte del bagno caldo» è trasmissibile secondo un codice di buone maniere che, trovandoci in Giappone, nel paese dei manga e delle campagne sociali per insegnare i giusti comportamenti in ogni circostanza, si adegua proprio a questi linguaggi visivi.

Il titolo è La ricchezza del cuore della Via del bagno caldo (Yudo onshin) e illustra in 9 paragrafi, con testi e figurine, tutto ciò che si deve fare o evitare affacciandosi alla vasca da bagno, a partire dal gesto a mani giunte di ringraziamento all’acqua calda, passando poi alla reidratazione del corpo, al deposito degli abiti nel cesto (coprendoli) con un fazzoletto, per poi bagnarsi versando dell’acqua calda, tre volte, con i secchielli. Lo stato di svuotamento della mente che si raggiunge una volta immersi nella tinozza si chiama «Senshin», mentre «Kiryo» è il termine per indicare l’attenzione che deve essere posta a chi verrà a godere del bagno dopo di noi, rimettendo a posto gli utensili utilizzati. Il percorso si chiude con il godimento della brezza sulla pelle – ottavo capitolo – e il ringraziamento finale all’acqua calda.

Kundo è rinomato per la leggerezza e anche l’ironia con cui ha saputo trattare temi quasi intoccabili come quello del mestiere del truccatore di defunti, qualità per la quale si è guadagnato anche una cattedra all’università delle arti del Tohoku, perciò ci sentiamo tranquilli in questo suo tentativo di divulgare la tradizione del benessere e del piacere del bagno oltre i confini del Giappone.

D’altra parte, abbiamo imparato dalla cerimonia del tè che non c’è arte senza regole. Il rischio è che questo straordinario momento di relax e godimento, che sia bagno pubblico o termale (onsen), venga fagocitato nella tendenza attuale di creare nuove norme in ogni campo e diventi un rito canonizzato da cui rifuggire anziché immergersi.