Diciassettesimo sabato consecutivo di proteste a Milano contro l’obbligo di Green Pass. Almeno 5 mila persone hanno marciato anche ieri muovendosi tra il percorso prescritto dalla Questura e le divagazioni improvvisate al momento. Il corteo si è svolto ancora una volta senza capi o referenti, il gruppo di testa ha tenuto le persone nel tracciato indicato dalla Questura solo nel primo tratto, fino a Crocetta, dove buona parte dei manifestanti ha cambiato percorso, inizialmente frammentandosi in più spezzoni, poi ricompattandosi in uno solo.

In via Beatrice d’Este qualche momento di tensione quando la polizia ha bloccato i manifestanti che cercavano di aggirare i cordoni. Tanti gli insulti ai giornalisti, prima che iniziasse il corteo due manifestanti hanno spintonato un giornalista di Fanpage in piazza Fontana mettendogli la mano sulla telecamera e sono stati accompagnati in Questura. Lo stesso giornalista di Fanpage è stato insultato e spintonato tutte le volte che si è avvicinato al corteo. Un altro giovane No Pass è stato denunciato per aver imbrattato con una bomboletta un mezzo della polizia. «Se non cambierà bloccheremo la città» oppure «La gente come noi non molla mai» o ancora «Giù le mani dal lavoro» tra i cori più urlati. Ma anche «Movimento ondulatorio, movimento ondulatorio» slogan che irride le dichiarazioni al Parlamento della ministra dell’interno Luciano Lamorgese sull’agente in borghese immortalato il 9 ottobre a Roma in mezzo ai manifestanti con le mani su un blindato della guardia di finanza. Composizione eterogenea come negli altri sabati, giovani e meno giovani, milanesi e non, difficilmente catalogabili nelle classiche categorie politiche. Imponente lo schieramento di forze di polizia che a differenza degli altri sabati ha limitato le divagazioni del corteo. Poche le vie di fuga lasciate libere dagli agenti.

Qualche momento di tensione con un automobilista in zona viale Bligny. Il traffico milanese ha subito ancora qualche rallentamento, ma meno dei sabati precedenti, la presenza massiccia di polizia lungo il percorso prescritto dal Questore ha limitato l’improvvisazione. Dopo le 20.30 nei pressi di corso XXII marzo una parte dei manifestanti ha polemizzato duramente con i giornalisti accusandoli di fare terrorismo mediatico. La situazione si è sbloccata quando un gruppetto di manifestanti è ripartito lungo una strada lasciata libera guidati da un uomo con un cartello con scritto «Green pass = tessera d’obbedienza». Tra le bandiera anche una con la Q di Qanon, la teoria complottista della destra trumpiana statunitense e poi striscioni sul tema del diritto al lavoro. Dopo diciassette sabati si intravede stanchezza e nervosismo tra i manifestanti, l’aumento della tensione reale o percepita che sia nei cortei e nei giorni precedenti scoraggia alcuni partecipanti e aumenta anche l’insofferenza in passanti e automobilisti. Milano resta comunque la città italiana con la partecipazione più alta e continuativa ai cortei No Pass.