C’è maretta nel centrodestra a Milano. Anzi, Matteo Salvini risponde quasi piccato ai giornalisti, smentendo le dichiarazioni del suo candidato sindaco sull’obbligo vaccinale. L’occasione è quella della tappa elettorale di Luca Bernardo al banchetto della Lega di viale Papiniano per le firme sul Referendum Giustizia.

Bernardo, dopo le infelici sortite sulla pistola in ospedale e la rimozione dell’Area C nel centro di Milano – uscite che avevano attirato le ire degli ambientalisti e dell’attuale sindaco Beppe Sala -, è tornato a parlare di vaccini, stavolta schierandosi a favore dell’obbligo per gli insegnanti e «per chiunque lavori a contatto con il pubblico e con i giovani». Posizione troppo distante dalla linea della Lega, molto vicina al «liberi tutti».

Tant’è che Salvini, presente al tour di Bernardo, interviene per dire la sua: «Sono contro ogni obbligo, multa e divieto». D’altronde lo aveva ribadito anche il ministro leghista al Mise Giorgetti definendo «discriminatorio» l’obbligo vaccinale sul posto di lavoro. Quanto alla scuola, a detta di Salvini, «l’85% degli insegnanti ha già scelto di vaccinarsi».

I dati, però, parlano di percentuali variabili con punte di astensionismo in Sardegna, Calabria e Liguria. Tutte regioni amministrate dal centrodestra (Sardegna e Calabria dalla Lega). Tutte e tre con oltre il 30% dei docenti e del personale ATA non immunizzato. Fa peggio solo la Sicilia, con oltre il 45% del personale scolastico non vaccinato. Bernardo resta lì a guardare Salvini annuendo mentre smentisce le sue dichiarazioni e si prende anche la vittoria finale: «Sono a totale disposizione di Luca Bernardo e della città. Se serve mi candido capolista», dice il leader della Lega sollecitato dalla stampa.

Ma poi continua la tirata elettorale parlando di «lavoro costante per la città nonostante sia agosto» e attenzione ai temi del «green e della mobilità». Un sussulto è d’obbligo se si pensa alle parole del candidato alla poltrona di palazzo Marino di qualche giorno fa, quando proponeva di abolire l’Area B (in gran parte della città con limitazione del traffico ai veicoli diesel euro 0, 1, 2 e 3, benzina euro 0 e 1 e quelli superiori ai 12 metri) e di rimodulare l’Area C con «un orario più corto», lasciando fuori dalla fascia di divieto proprio gli orari della giornata più ad alto rischio traffico. Insomma, pare che le idee, a destra, siano confuse.

Che la scelta di un candidato non politico fosse un escamotage per non «bruciare» candidati importanti lo si era capito dall’indecisione che aveva preceduto l’estrazione del bussolotto con il nome del pediatra milanese. La totale divergenza – e incompatibilità – sui temi è invece una novità.

Entrambi, Salvini e Bernardo, si uniscono però nella stoccata a Sala: «I milanesi vadano a rileggere le promesse fatte cinque anni fa e vedano quante sono state mantenute», tuona Salvini. Bernardo gli fa eco: «La prima cosa che farò da sindaco? Far sentire meno sole le periferie».

Quelle stesse periferie – Giambellino, Lorenteggio – abbandonate da tempo non per colpa del Comune. Il progetto di riqualificazione di questi quartieri a opera della partecipata regionale Aler (Azienda Lombarda Edilizia Residenziale) doveva essere «il simbolo del rilancio delle periferie». E invece, la consegna delle case popolari prevista per il 2021 slitterà al 2025.