Si è svolta ieri all’Expo di Milano la Giornata mondiale dell’alimentazione, che quest’anno cade nel 70° anniversario della fondazione della Fao. Intervenendo sul tema “Protezione sociale e agricoltura: rompere il ciclo della povertà rurale, il direttore generale Graziano da Silva ha ringraziato agricoltori, pescatori, forestali e tutti coloro che lavorano nel settore agroalimentare per «il risultato straordinario» nel sostentamento della popolazione mondiale che, dal 1945 a oggi è triplicata. Tuttavia, sono ancora circa 800 milioni le persone sottonutrite. «La crescita produttiva ed economica da sole non risolvono il problema, se coloro che soffrono la fame ne restano esclusi», ha affermato il brasiliano da Silva, noto per aver contribuito ai progetti sociali dell’ex presidente Lula da Silva nel suo paese.

«La fame è una terribile ingiustizia – ha detto il Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ricordando che la quantità di cibo sprecato corrisponde a circa un terzo di quello prodotto a livello mondiale». Per l’occasione, è arrivato anche il messaggio di papa Bergoglio, a sottolineare che «la fame è dovuta sia «a un’iniqua distribuzione dei frutti della terra» che a uno sviluppo agricolo insufficiente. L’ingiustizia – ha avvertito il papa – genera violenza. E forse, allora, «la vera domanda è se sia ancora possibile concepire una società in cui le risorse restano nelle mani di pochi, mentre i meno fortunati sono obbligati a raccogliere solo le briciole». E il presidente della repubblica, Sergio Mattarella ha sottolineato come nutrire il pianeta sia «inseparabile dalla parola pace», e che «solo un’azione comune può garantire la sicurezza alimentare e l’uso sostenibile delle risorse naturali».

I paesi dell’America latina e dei Caraibi sono quelli che più hanno fatto passi avanti nella lotta alla fame. Grazie alle politiche di ridistribuzione del reddito portate avanti dai governi progressisti, alcuni di questi, come il Venezuela, hanno raggiunto gli obbiettivi del millennio anzitempo. In 15 anni, Caracas ha ridotto la percentuale di affamati dal 13,5 al 5% e per questo la Fao ha dedicato a Hugo Chavez un programma di lotta alla malnutrizione. Risultati ottenuti grazie a una decisa lotta al latifondo che ha consentito anche alle donne – soggetto cardine in agricoltura – di ottenere crediti agevolati e mezzi per l’accesso alla terra. Il 15 ottobre, durante la giornata delle Donne rurali stabilita dall’Onu, si è tornati a riflettere sui dati. Si calcola che esistono 1,6 bilioni di contadine, oltre la quarta parte della popolazione mondiale. Tuttavia, le donne possiedono solo il 2% della terra, e solo l’1% del credito destinato all’agricoltura.

In America latina, lavorano nei campi 58 milioni di donne. Solo il 30% di loro possiede però terre agricole. In Nicaragua, per esempio, nonostante la riforma agraria del 1979, il devastante ritorno delle destre ha prodotto un grande arretramento, a cui il governo Ortega sta cercando di porre rimedio favorendo l’autonomia economica delle donne. In Bolivia, lo sviluppo delle aree rurali è una priorità del governo Morales che, in soli cinque anni, ha intitolato a indigeni e contadini più titoli di terra che negli ultimi vent’anni.