Se non è arancione è bianca, se non è bianca è blu. Ma la scritta che estate e inverno compare sulla T-shirt di Renato Accorinti porta sempre la stessa scritta: “No Ponte”. E’ da trent’anni, da quando è nata la Società Stretto di Messina con l’intento di collegare Scilla e Cariddi, che il professore attivista ha ridotto all’osso il suo guardaroba. Oggi e domani, al turno di ballottaggio a Messina, Accorinti cercherà il colpaccio: sconfiggere il favoritissimo candidato del centrosinistra Felice Calabrò, che per una trentina di voti non ha vinto al primo turno (49,4% contro il 24,02%).
In Sicilia sono 16 i comuni chiamati al secondo tempo delle amministrative, ma gli occhi sono tutti puntati sui tre capoluoghi di provincia: oltre a Messina, Siracusa e Ragusa. Il centrosinistra è in testa. I numeri non sono dalla parte di Accorinti, anche se il suo avversario, al primo turno, ottenne quasi il 16% in meno dei voti andati alla sua coalizione, di cui fa parte anche l’Udc del ministro messinese Giampiero D’Alia. Calabrò, adesso, potrebbe raccogliere parte dell’elettorato di centrodestra (diviso al primo turno), anche se non c’è stata una indicazione ufficiale di voto. Ma in questa battaglia che sembra impari, può giocare a favore di Accorinti l’astensionismo, che si prevede in crescita: gli elettori del candidato No Ponte andranno in massa alle urne, come si evince dagli accorati appelli lanciati sui social network; la stessa cosa non può dirsi per i sostenitori di Calabrò, come avrà sospettato Matteo Renzi, che venerdì ha fatto un salto nella città dello Stretto sottolineando in ogni occasione la necessità di andare prima a votare e poi al mare.
A Messina i 5stelle tacciono dopo il deludente risultato al primo turno della loro candidata. I grillini puntano tutto su Ragusa e sperano nell’effetto Grillo (da ottobre è il quarto tour dell’Isola), che due giorni fa nel centro ibleo ha provato a riaccendere l’entusiasmo della gente, ammettendo qualche errore compiuto in questa tornata elettorale dal suo Movimento, che ha perso buona parte del consenso avuto alle regionali dello scorso ottobre. Il candidato pentastellato, Federico Piccitto (15,64%) ha raggiunto una intesa con due liste civiche e potrebbe contare anche sull’elettorato di Sel e de la Destra, anche se il Movimento ha precisato di non avere fatto accordi con i partiti. Ma non sarà semplice recuperare il gap con Giovanni Cosentini (29,34%), ex uomo di Salvatore Cuffaro, sostenuto dal centrosinistra (Megafono compreso, la lista creata alle regionali dello scorso ottobre dall’attuale governatore Rosario Crocetta), che per il ballottaggio ha raggiunto un’intesa con il Pdl.
Anche a Siracusa, le urne hanno una valenza politica significativa. Qui il duello è tra Giancarlo Garozzo (centrosinistra, 31%) ed Ezechia Paolo Reale (26%), appoggiato da alcune liste civiche e dai “ribelli” del Popolo della libertà, capeggiati dal deputato regionale Vincenzo Vinciullo, che ha vinto la privatissima sfida con l’ex ministro Stefania Prestigiacomo, siracusana, sostenitrice dello sconfitto Edy Bandiera, giunto terzo. Con Garozzo si è schierata l’Udc, che dopo la fallita alleanza col Pdl al primo round, è tornata nel centrosinistra.