Nessun obbligo del green pass per le mense aziendali. Rientra così lo sciopero convocato dalle sigle sindacali alla Hanon Systems di Campiglione Fenile, nel torinese. Una scelta maturata dopo la decisione dell’azienda coreana del settore elettronico dell’automotive di consentire l’accesso alla mensa solo ai dipendenti con la certificazione vaccinale. Gli altri sarebbero dovuti andare a mangiare in un tendone allestito nel piazzale. Un provvedimento che aveva sollevato proteste e malumori tra le tute blu.

A far chiarezza è stata nella serata di giovedì – a poche ore dalla proclamazione dello sciopero di due ore alla fine di ogni turno di venerdì – la Regione Piemonte che, in una nota, ha precisato che non occorre «per l’accesso alle mense aziendali esibire il green pass, fermo restando il rispetto dei protocolli o delle linee guida dirette a prevenire o contenere il contagio». Nella mattinata di ieri l’azienda, che conta oltre 600 dipendenti e si trova non distante da Pinerolo, ha disposto il ritiro dell’obbligo del green pass per la mensa. «È una grande vittoria», ha commentato a caldo il segretario torinese della Fim Davide Provenzano, annunciando la revoca dello sciopero. «Come Fim-Cisl – ha aggiunto – abbiamo aperto una vertenza in Hanon che è diventata apripista su tutto il territorio nazionale. Serve un chiarimento sul green pass: persone che lavorano otto ore gomito a gomito non possono essere divise a mensa».

Soddisfazione per il ritiro del provvedimento anche da parte della Fiom Cgil di Torino: «La decisione è frutto degli scioperi indetti per oggi (ieri, ndr) dalle rsu e da Fim-Fiom-Uilm, nonché della circolare della Regione Piemonte che conferma l’interpretazione sindacale dell’articolo 9 del decreto legge del 23 luglio, dove prescrivendo l’obbligo del green pass per “l’accesso ai servizi di ristorazione svolti da qualsiasi esercizio per il consumo al tavolo, al chiuso” si escludono le mense aziendali. Le mense possono dunque continuare a erogare il servizio normale per tutti i dipendenti rispettando le misure di prevenzione definite con i protocolli Covid, già in atto da mesi. Eventuali ulteriori misure possono essere disposte solo dalla legge e certo non affidate a decisioni aziendali».

Prima della marcia indietro della Hanon e alla vigilia di quello che sarebbe stato il primo sciopero del genere, era intervenuta sul Corriere della sera la segretaria generale della Fiom Francesca Re David puntando il dito contro l’esecutivo: «Ci sono già contenziosi. Colpa del governo, che ha le idee confuse e non conosce i luoghi di lavoro».

La Hanon non è l’unica situazione calda nel torinese, la Fiom ha contestato la decisione della Trilix di Nichelino, azienda di progettazione stile per l’automotive (gruppo Tata Motors), che ha comunicato via mail agli 80 dipendenti di recarsi, al rientro da un periodo di ferie superiore alla settimana, all’ufficio personale per esibire il green pass oppure un tampone negativo eseguito, a proprie spese, nelle ultime 48 ore. «Si tratta di una grave violazione della legge e delle norme a tutela della privacy (con costi ingiustificati dei tamponi in capo ai lavoratori) che segnaleremo – sottolinea la Fiom di Torino – all’Autorità Garante della privacy. Il vaccino è sicuramente un utile strumento per la tutela della salute dei singoli lavoratori e in generale della salute collettiva, ma un eventuale obbligo generale può essere disposto solo dalla legge e non da iniziative unilaterali delle imprese».