Fa sempre piacere quando si prende (o si riprende) a tradurre una scrittrice brava come Helen Garner che – dall’alto dei suoi ottantuno anni – è considerata la maggiore scrittrice australiana vivente, insieme a Gerald Murnane (ottancinquenne), altro scrittore straordinario rimasto a lungo ignoto e pubblicato da qualche anno da Safarà. Bisogna saper guardare lontano, lo sa bene la casa editrice Nottetempo che scruta con attenzione il panorama letterario (comprese saggistica e narrativa) e che ora edita Come piombo nelle vene (pp. 331, euro 18, traduzione di Milena Sanfilippo), il debutto di Helen Garner, da oggi in libreria, dato alle stampe per la prima volta nel 1977.

PIENO DEL CLIMA degli anni Settanta, è un romanzo d’amore, dolore, musica, libertà, ricerca dell’altro e poi sull’esperienza dell’essere giovani, sull’essere tossici e, di conseguenza, essere dipendenti dalle droghe, dalle persone, dai sentimenti, dalle fughe necessarie e dai ritorni. Un libro decisamente poetico. La protagonista, che narra in prima persona è Nora, ha una trentina d’anni e una figlia, Grace. Vive in una comune popolata da personaggi singolari, divertenti, gente che pone la vita al centro dell’esperienza, disposta ad abbandonarsi a tutto per trovare qualcosa. Sono artisti, qualcuno suona, tutti cantano, si abbracciano, si confidano, si spostano da un posto all’altro.
Nella comune e nella vita di Nora entra Javo, che ha dieci anni di meno e si fa di eroina. Javo entra ed esce dalla casa comune, arriva senza avvisare, non parla, non dice, poi sparisce, per lui decide la droga, è smarrito, forse è innamorato di Nora, ma l’amore è destinato a perdere. Nora non dipende dalle droghe ma da Javo, dal contatto dei loro corpi, dal desiderio, dal trovarsi senza essersi in fondo cercati.

«E ogni cosa, come sempre accade, prese a sussultare e cambiare», leggiamo all’inizio del romanzo ed è ciò che succede, solo che il sussulto e il cambiamento, per Helen Garner, non possono che diramarsi in più direzioni, a vari livelli, come se gli stati d’animo prendessero l’ascensore. Ci sono il sesso e l’amore che ti portano in terrazza, c’è la droga che ti tiene al buio in cantina, e la cantina, pagina dopo pagina, diventa sempre più grande.

LA DROGA TOGLIE IL RESPIRO e vince sull’amore, la disperazione è destinata a segnare. Nora e Javo non hanno modo di progettare il futuro e nemmeno saprebbero come fare. La droga fa del ragazzo un uomo sempre in fuga e Nora, pur amando, non è una capace dell’attesa statica, del sentimento da animale domestico. Il libro pagina dopo pagina racconta un periodo, le ragazze e i ragazzi australiani di quegli anni magici e perduti e avvolge in un ritmo ossessivo che a volte è danza, altre è un tamburo che picchia sul muro di una stanza vuota. Garner è lirica, romantica, ma dura e decisa come sanno fare i romanzieri, come ciascuno di noi davanti al fondo aperto di una storia.