Il mare di Lignano non è pulito ed è un problema di depurazione delle acque reflue: lo sostengono i molti che da anni si battono contro un impianto che appare sottodimensionato e non poco fuorilegge. Raccontano dei progetti di adeguamento, prima alla Direttiva Acque del 2000 e poi al Testo Unico del 2006, che sono stati presentati dallo stesso gestore pubblico ma poi spacchettati, cominciati e inopinatamente fermati. Mostrano che i dati sui m3/h depurati sono inferiori a quelli autorizzati, che comunque risultano sufficienti per un bacino di utenza che è meno della metà delle presenze effettive. Poi ci sono le fotografie aeree, commentate da un giornale locale: «Le vasche di ossidazione della vecchia linea sembrano inattive e i liquami in essa contenuti assumono un colore verdastro che indica la loro prolungata inattività. Le vasche della nuova linea non sembrano in esercizio in quanto non si vedono in superficie le caratteristiche microbolle che dovrebbero apparire durante la ossigenazione dei liquami. Anche la nuova vasca rettangolare di sedimentazione sembra inattiva e vuota con liquami verdastri sul fondo che stanno ad indicare una prolungata inattività. Sembra che tutti i liquami – più o meno trattati e ossidati – vengano mandati alla vecchia vasca circolare di sedimentazione che però sembra a sua volta non funzionare correttamente per la notevole presenza di fanghi in superficie».

«IL FRIULI VENEZIA GIULIA insieme alla Sicilia è oggetto di tutte le quattro procedure di infrazione avviate dall’Unione europea contro l’Italia sul trattamento delle acque reflue», dice Cristian Sergo, coordinatore regionale del M5S, «sono continui i ritrovamenti di escherichia coli nei molluschi raccolti nella Laguna di Marano e nella Costa di Lignano. Anche salmonella. Un Focus Group voluto dalla Regione ha concluso che l’agricoltura non è tra le cause dei ritrovamenti. Tutto è finito lì».

RIPETUTE NEL TEMPO le ordinanze di divieto di raccolta dei mitili in tutta la costa, fino all’attuale paradossale situazione per cui non ci sono ordinanze perché l’azienda sanitaria ha sospeso il monitoraggio (con questo vietando la raccolta sine die).

NONOSTANTE LE RISPOSTE non date e un impianto di depurazione che aspetta da anni che si cominci almeno a pensare alla gara d’appalto per una adeguata vasca di sedimentazione, a Lignano sventola la Bandiera Blu. Otto chilometri di spiaggia per una delle mete più ambite dai vacanzieri dell’estate. Tariffe e abbonamenti non per tutte le tasche e un panorama infinito di lettini e ombrelloni, più di venti file dal bagnasciuga alla strada.

NON STUPISCE CHE LIGNANO abbia ottenuto per la trentaquattresima volta la Bandiera Blu, perché è un riconoscimento che c’entra poco o niente con la salubrità del mare: è solo diretta conseguenza dei servizi offerti. I Comuni si candidano, la ong danese Fee la concede a tratti di litorale ma non è la qualità ambientale il principale requisito richiesto. Lignano li rispetta tutti: lettini, ombrelloni, cabine, servizi igienici e acqua potabile, bottini per la raccolta differenziata, bagnini, cartelli esplicativi, punti di ristoro, spazi per i bambini, per lo sport, animazione in spiaggia, informazioni e prenotazioni online. I punteggi ottenuti da ognuna di queste voci surclassano quelli assegnati alla qualità dell’acqua e alla eventuale presenza di componenti biotiche di rilevanza ecologica. Il mare? Basta che sia balneabile. Lo decide l’Arpa, che non sempre misura i metalli pesanti e raramente effettua prelievi alle foci dei fiumi, che sono le zone più inquinate.