Dal marzo 2011, oltre 13 milioni di siriani, metà delle quali sotto i diciotto anni, sono scappati dal proprio paese, diventato un terreno da combattimento in cui tutte le parti in conflitto hanno commesso crimini di guerra. Sono stati bombardati ospedali, scuole, abitazioni civili, utilizzate armi chimiche, eseguite esecuzioni di massa.

Dal nord del Libano arriva una proposta di pace redatta dai profughi accampati al confine: «Viviamo a milioni senza casa né lavoro, senza sanità né scuola per i nostri figli, senza futuro. Nel nostro paese ci sono centinaia di gruppi militari che, con la sola legittimità data loro dall’uso della violenza e dal potere di uccidere, ci hanno cacciato dalle nostre case. Ai tavoli delle trattative – prosegue il testo – siedono solo coloro che hanno interessi economici e politici sulla Siria. A noi, vere vittime della guerra e veri amanti della Siria, l’unico diritto che è lasciato è quello di scegliere come morire in silenzio. Ma noi, nel rumore assordante delle armi, rivendichiamo il diritto di far sentire la nostra voce».

Nelle condizioni in cui vivono, ai siriani non è concesso neanche un normale recupero psicologico dal trauma della guerra, al quale si somma quello scaturito dalla migrazione forzata. Si vive una quotidianità evanescente, che uccide man mano le speranze di un futuro migliore.

Ma nella proposta di pace redatta si evince ancora molta determinazione e il rifiuto di vedersi strappare le proprie vite dalla violenza.

«Chiediamo la creazione di zone umanitarie in Siria, ovvero di territori che scelgono la neutralità rispetto al conflitto, sottoposti a protezione internazionale, in cui non abbiano accesso attori armati. Vogliamo che siano aperti corridoi per portare in sicurezza i civili in pericolo fino alla fine della guerra».

I siriani hanno potuto far arrivare la propria voce fino a Bruxelles, con il supporto di Operazione Colomba, Ong che invia corpi civili di pace in supporto alle popolazioni colpite da conflitti.

Per il vice presidente Ue Frans Timmermans, nella proposta ufficiale dell’Unione che si sta redigendo, si farà riferimento ai punti citati dai profughi che reclamano anche il diritto di partecipazione nei colloqui di pace: «Affinché si raggiunga una soluzione politica ai negoziati di Ginevra, chiediamo che siano rappresentati i civili che hanno rifiutato la guerra, e non coloro che hanno distrutto e stanno distruggendo la Siria; la creazione di un governo di consenso nazionale che rappresenti tutti i siriani nelle loro diversità e ne rispetti la dignità e i diritti. Vogliamo che sia fatta verità e giustizia sui responsabili di questi massacri, distruzioni, e della fuga di milioni di profughi, e lasciato spazio a chi vuole ricostruire» conclude la proposta.

Il testo è stato presentato a Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e nel prossimo giugno dovrebbe arrivare alla Camera dei Deputati.