Venti anni fa uno straordinario movimento globale osò oltrepassare il perimetro dato e dire l’indicibile: “un altro mondo è possibile”, rompendo la cappa di quel “There is no alternative” pronunciato trenta anni prima da Margareth Thatcher e divenuto la cifra del capitalismo contemporaneo. Quel movimento disse a chiare lettere che una società basata sul mercato non avrebbe garantito protezione ad alcuno, che la diseguaglianza sociale avrebbe diviso il mondo in vite degne e vite da scarto, che la crisi ecologica sarebbe divenuta irreversibile. Soprattutto, da Seattle in avanti, quel movimento mise in discussione la legittimità dei grandi vertici internazionali a...