Quando nel primo pomeriggio anche l’ultimo dei 416 migranti, recuperati in mare in due distinte operazioni di salvataggio e messi in salvo sulla «Siem Pilot», sbarca dalla nave norvegese approdata poco prima al Molo centrale del Porto di Catania, è il turno delle salme. I corpi dei 49 uomini morti nella stiva del barcone soccorso al largo delle coste libiche dal pattugliatore della Marina Militare “Cigala Fulgosi” nell’ambito delle operazioni Frontex, uccisi probabilmente dai fumi di scarico, sono stati sistemati in un container frigo delle Nazioni Unite che viene calato sulla banchina.

La procura di Catania ha aperto un’inchiesta per identificare gli scafisti e i responsabili della strage ipotizzando il reato di omicidio colposo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, secondo quanto riportato dal procuratore della Repubblica facente funzione, Michelangelo Patanè. Si attendono però i risultati delle autopsie che chiariranno le cause effettive di morte.

Ma intanto per loro il sindaco Enzo Bianco ha proclamato per oggi lutto cittadino e anche le celebrazioni della festività di Sant’Agata si listano di nero: le campane del Duomo – spiega una nota della Basilica Cattedrale di Catania – «non suoneranno a festa, ma solo il campanone con tocchi a distesa». Niente fuochi d’artificio, al tradizionale passaggio delle reliquie in piazza San Placido: al loro posto saliranno verso il cielo 49 palloncini bianchi.

Scarpe provenienti da sequestri della Guardia di finanza e un pasto caldo, invece, per i 313 superstiti, tra cui 42 donne e nove bambini, che viaggiavano con le vittime di questa ennesima tragedia del Mediterraneo. Sono vivi perché, a quanto si apprende, avrebbero pagato ai trafficanti un prezzo superiore per la traversata, ottenendo così un posto più “sicuro”, sopra coperta.

«I nostri mediatori hanno parlato con i superstiti ma sono riusciti a sapere solo che sono partiti da Zuwara, in Libia, la notte tra venerdì e sabato scorsi – riferisce la portavoce di Save the Children, Giovanna Di Benedetto – Hanno raccontato che c’erano molte persone nella stiva che sono morte asfissiate. Alcuni di loro sono del Bangladesh e quindi abbiamo seri problemi di comunicazione». Alcune donne però avrebbero raccontato al comandante della «Siem Pilot», il norvegese Lise Dunham, di aver perso in quella stiva i propri mariti che avevano lasciato a loro e ai loro figli i posti migliori.

A bordo della «Siem Pilot» sono state trasportate anche le 103 persone, tra cui quattro donne e cinque minori, che viaggiavano su un gommone e che sono state soccorse dalla nave tedesca Werra e poi trasferite sull’imbarcazione norvegese che li ha trasportati sulla costa siciliana. Gli operatori della Croce rossa e delle associazioni umanitarie e di volontariato che, coordinati dalla prefettura di Catania, accolgono i migranti sulla banchina del porto, fanno una stima sommaria dei paesi di provenienza: Bangadesh, Costa d’Avorio, Marocco, Libia, Mali, Sudan, Camerun, Egitto, India, Niger, Ciad e Congo. Donne, uomini e bambini che, appena sbarcati vengono sistemati su autobus per essere trasferiti, principalmente verso Torino, Milano, Bologna, Firenze e altre città del Nord Italia.

Ma la tragedia è continua: il cinquantesimo morto è una ragazza di 21 anni, deceduta probabilmente per una crisi glicemica, il cui cadavere è stato trovato a bordo di un altro barcone soccorso al largo della Calabria con 350 persone a bordo. Sono stati raccolti dal pattugliatore croato “Andrija Mohorovicic” e trasportati nel porto di Reggio Calabria. Tra loro ci sono 167 uomini, 88 donne e 99 minori. Un dramma nel dramma quello dei bambini e ragazzi: secondo le stime di Save The Children, dall’inizio dell’ anno, degli oltre 8.600 minori sbarcati sulle coste italiane, circa 5.800 sono non accompagnati.