A casa Bettini, Zingaretti saluta «il bel corteo»
Democrack Un Pd rivoltato da cima a fondo, che dà potere agli iscritti, che non soccombe «a uno sciame di nani che si sentono tutti ombelico del mondo», né alla «conservazione […]
Democrack Un Pd rivoltato da cima a fondo, che dà potere agli iscritti, che non soccombe «a uno sciame di nani che si sentono tutti ombelico del mondo», né alla «conservazione […]
Un Pd rivoltato da cima a fondo, che dà potere agli iscritti, che non soccombe «a uno sciame di nani che si sentono tutti ombelico del mondo», né alla «conservazione di gruppi dirigenti logori». Goffredo Bettini, all’indomani dalla presentazione delle candidature a congresso, chiama gli aspiranti segretaria confrontarsi sulle proposte di democrazia interna e di nuovo «campo democratico». Rispondono Pippo Civati, Gianni Cuperlo, Gianni Pittella e, dal ’giro’ renziano, il ministro Graziano Delrio. L’idea di Bettini – simpatizzante di Renzi candidato premier ma non schierato con lui al congresso e scettico sulla possibilità del sindaco di liberarsi della vecchia nomenklatura – è quella di un Pd radicalmente diverso, anzi rifondato in un campo ampio «che va da Mondello, imprenditore illuminato, a Vendola». E così incassa il sì di Sel e anche dei socialisti, ex alleati della coalizione Italia bene comune, congelata dalla nascita del governo delle larghe intese. Sul palco sale anche il sindaco Ignazio Marino, alle prese con le prime curve strette del suo mandato.
Bettini critica pesante il suo partito: «Ormai non c’è più nessun riformismo, è paralizzato dalla pratica dei caminetti». Nichi Vendola, anche lui presente, giura di «non «voler prendere la tessera del Pd» ma del padrone di casa riprende le argomentazioni: «Ormai il riformismo è diventato una caricatura, un altro nome del trasformismo».
E i due sono entrambi in singolare sintonia con Nicola Zingaretti, il presidente della regione Lazio che dal palco si sforza di mantenere un profilo da amministratore, ma poi sbotta contro il «riformismo dall’alto». Oggi, nel suo partito, anziché «l’ossessione delle correnti» dovrebbe esserci «l’ossessione di essere vicini e utili agli interessi delle persone, e non quella di vedere soddisfatti gli interessi di gruppi o gruppetti». Anche Zingaretti al congresso non si schiera. Ma attacca: «Dobbiamo avere il coraggio di dire che l’opzione organizzativa offerta dal Pd è fallita, ed è un errore che le nuove regole del congresso stabiliscano che alle candidature corrisponderanno liste bloccate. Non possiamo apparire come coloro che denunciano l’oscenità del porcellum e poi adottano lo stesso metodo». E già che c’è si smarca anche dalla linea Pd sul corteo che in difesa della Carta: «Oggi Roma sarà invasa bella manifestazione per difendere Costituzione. Io aggiungerei anche attuare, affinché non sia solo la battaglia di tanti disoccupati donne senza assistenza che sanno avere diritti ma non li vedono attuati».
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