È iniziato ieri a Cartagena, in Colombia, l’ottavo vertice dell’Alleanza del Pacifico (Ap). Un progetto di integrazione regionale, economico e commerciale di stampo neoliberista. Avviato l’estate scorsa tra Cile, Colombia, Perù e Messico, accoglie come osservatori 25 paesi quali Canada e Stati uniti e altri provenienti dall’America latina, dall’Europa o dall’Asia. Obiettivo dell’Ap è quello di rimuovere le barriere doganali e agevolare il commercio tra i quattro paesi membri (a cui stanno per aggiungersi Costa Rica e Panama), già firmatari di trattati di libero commercio (Tlc) con Usa e Ue.
Si configura così un’area pari all’ottava economia più forte del mondo, decisa a contrastare le aleanze regionali messe in campo su presupposti diversi dai paesi che si richiamano al Socialismo del XXI secolo. «L’Alleanza del Pacifico è uno strumento degli Stati uniti per dividere l’Unasur, l’Unione delle nazioni sudamericane», ha detto il presidente boliviano Evo Morales. Unasur è un organismo regionale a carattere politico, formato da 12 paesi latinoamericani. Spinta dal vento progressista che spira in gran parte del continente,Unasur propone intese politiche basate su riforme e giustizia sociale: con l’obbiettivo di «eliminare le disuguaglianze socio-economiche, promuovere l’inclusione e la partecipazione dei cittadini, rafforzare la democrazia e consolidare sovranità e indipendenza degli Stati». Un orientamento che si riflette anche nel Mercosur, il Mercato comune del sud, organismo a carattere commerciale. Ne fanno parte in qualità di membri Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela, e altri (come Boliva e Ecuador) si sono via via associati. Il Venezuela è entrato a pieno titolo il 31 luglio del 2012, a sei anni dall’avvio del processo di ammissione, osteggiato dalle destre paraguaiane. L’adesione è avvenuta dopo la sospensione del Paraguay, sanzionato a seguito del golpe istituzionale contro il presidente di centrosinistra Fernando Lugo. Il Paraguay, che nelle ultime elezioni ha riportato al governo la destra, è stato riammesso di recente non senza frizioni, stretto fra le politiche di alleanze messe in campo dai paesi progressisti.
Il dinamismo dei paesi socialisti latinoamericani, che stanno cambiando il quadro dei rapporti di forza nel continente ha battuto il primo colpo nel 2004. Allora, su proposta del presidente venezuelano Hugo Chávez (scomparso il 5 marzo) e di Fidel Castro, venne lanciata l’Alleanza bolivariana per i popoli della nostra America (Alba), in alternativa all’Alca, l’accordo di libero commercio per le Americhe di George W. Bush. Con lo stesso spirito sta prendendo corpo l’Ap, lungamente preparata dagli Usa in questi anni, durante i quali si sono sottratti al «consenso di Washington» sempre più pezzi di continente. L’Alleanza del Pacifico viene considerata il ritorno con altre vesti dell’Alca dal blocco progressista: che ha lanciato un forte messaggio d’indipendenza organizzando a Cuba l’ultimo vertice della Comunità degli stati latinoamericani e dei Caraibi (senza Canada e Usa). «Non crediamo nel commercio asimmetrico, ma in quello di mutuo beneficio. l’Ap non costruisce cittadinanza ma consumatori», ha affermato il presidente ecuadoriano Rafael Correa.
In Colombia, anche organizzazioni e sindacati contadini, protagonisti di un lungo sciopero l’estate scorsa, hanno respinto con forza il vertice. E il senatore del Polo democratico alternativo, Enrique Robledo ha annunciato che denuncerà il presidente Manuel Santos per aver svenduto nell’Ap gli interessi del paese.