Capoverde è una repubblica giovane che mantiene ancora un contatto forte, se non altro per questioni di quote immigratorie, con il suo ex patronato coloniale, il Portogallo, e con gli stati che costituivano la destinazione transatlantica della tratta degli schiavi nei secoli scorsi, Brasile in primis. Recisi alcuni legami, con altri in via di recisione, restano altri fili più difficili da recidere e si affacciano nuovi condizionamenti economici, mediatici, culturali (la potenza imprenditoriale cinese è arrivata anche qui). L’urbanità di Praia, la capitale dell’isola di Santiago, la più «africana» dell’intero arcipelago, è un’urbanità sviluppata attorno alla baia e sulle colline con innesti anche abbastanza deturpanti e con un dinamismo legato al porto, al mercato e a un centro nevralgico, il Platô, dove si concentrano gli uffici, le banche, i centri commerciali.
«A nossa musica vale ouro» («la nostra musica vale oro») recita uno spot promozionale che passa e ripassa sugli schermi, tra un concerto e l’altro, durante questa settimana di eventi musicali a Capoverde. Deve essere stato a partire da questa lungimirante riflessione che dopo aver inventato sette anni fa l’Atlantic Music Expo, gli organizzatori, nel 2018, hanno deciso di provare a prolungare la permanenza di addetti ai lavori e appassionati che giungono nella capitale Praia per seguire l’Expo, architettando un altro evento, il Kriol Jazz Festival, che fa sì che l’uno sostanzialmente esondi nell’altro e completi una proposta alla fine davvero ricca e corposa.

L’ATLANTIC Music Expo (AME) è una kermesse nata con l’intento dichiarato di coprire, far dialogare e mettere in scena i bacini musicali delle due sponde dell’Oceano Atlantico. Alle proposte concertistiche in quattro giorni si affiancano conferenze – particolarmente interessante quella su «La circuitazione degli artisti non-africani in Africa» – speed meeting e djset. Il carnet dei live dell’AME non è rigorosamente «cablato» sulle musiche delle due sponde dell’Oceano, ma certo quelli sono i bacini più corposi. L’eccezione quest’anno era costituita dalla francese Mariane, dall’egiziano Bashir, dalla malgascia Krystel (con un’improbabile proposta funk rock), dal combo de La Réunion capitanato dal vocalist e percussionista Tiloun e da un lunare trio mozambicano: i Continuadores, piazzatisi in maniera convincente tra trip-hop, videomapping, elettronica morbida e melodie etniche. I live act dell’Expo che infiammano il platô di Praia sono distribuiti tra la Rua Pedonal, Praça Luís Camnes e il Palacio da Cultura Ildo Lobo. In quest’ultimo spazio si sono ascoltate alcune delle esibizioni più sorprendenti dell’intera kermesse. In particolare quelle dell’angolana Lucia de Carvalho e della cubana di origini capoverdiane Danae Estrela (una tavolozza sonora molto più introversa la sua, ma pregna di poesia e magnetismo).

Tito Paris, foto di Valerio Corzani

QUANDO si arriva fin qui, i musicisti della storia musicale di Capoverde finiscono per rimbalzarti addosso ovunque: Ildo Lobo è appunto un grande interprete di morna cui è stato dedicato il Palazzo che accoglie il ministero della cultura, l’effige di Codé di Dona e Cesária Évora è impressa rispettivamente nelle monete da mille e duemila escudos, la vocalist Elida Almeida è stata ingaggiata come testimonial di un succo di frutta e i manifesti con la sua immagine giganteggiano nelle vie della capitale…insomma il patrimonio immateriale dell’umanità costituito non solo da stili come morna e coladeira, ma anche da funana, tabanka, batuku, è il vero valore aggiunto di questo arcipelago di dieci isole piazzato davanti al Senegal. I capoverdiani lo sanno e cercano di veicolare il verbo (sonoro) in ogni modo.

L’AME e il Kriol Jazz Festival servono anche a questo. Lunghissima la lista degli artisti capoverdiani convocati in questa edizione. Mostri sacri come Pedro Rodrigues, Mirri Lobo e Tito Paris, rapper più o meno credibili (Ga Da Lomba, Manolo, Trakinuz, Dijlou), band con suoni attuali come Fredy & The Foundation, Djam e Azágua…C’è poi la micidiale corsa allo scettro di «regina della morna», lasciato vacante otto anni fa dalla scomparsa di Cesária e a tutt’oggi ancora in cerca di un’erede. Elida Almeida e Mayra Andrade, ingaggiate nel cartellone del Kriol, sono forse le più conosciute e accreditate, ma voci come quelle di Neuza, Cremilida Medina, Nancy Vieira, Monica Pereira, Patricia Carvalho sembrano intenzionate, i live di questi giorni lo dimostrano ampiamente, a rendere loro la vita difficile.

NON POSSIAMO tralasciare un riferimento alla reunion dei Simentera, celebrata dopo molti anni di stop del gruppo capitanato da Mario Lucìo. La magia del gruppo resta intatta; la capacità di veicolare una visione adulta e moderna della cultura musicale capoverdiana pure; la voce guida della grande Teté Alinho resta un tocco timbrico inconfondibile; il gioco delle percussioni senza batteria regala ancora un colore unico al sound….Oltre alla foltissima proposta locale, il palleggio sonoro tra i due oceani nella Praia di questa primavera tropicale comprende fra gli altri anche Canada (Nouby Trio, Qualité Motel), Stati uniti (Lucky Peterson, Stanley Clarke), Cuba,(El Comité), da una parte, Portogallo (Cuca Roseta), Guinea Konakry (Soul Bangs), Senegal (Guiss Guiss Bou Bess e il bergamasco-senegalese Dudu Kouaté), dall’altra. È un esercizio variegato e interessante seguire questi humus sonori, spesso sorprendentemente affini pur nella specificità dei propri «codici».