«I terroni non dimenticano». Come a Salerno, a Modena, a Monreale, a San Giuseppe Vesuviano. La protesta delle lenzuola, partita nei giorni scorsi dalla Lombardia e che si sta allargando a macchia d’olio in tutta Italia, si è scatenata anche durante la visita di ieri sera, a Campobasso, del vicepremier Matteo Salvini, dove è arrivato per tirare la volata alla candidata sindaca della Lega, Maria Domenica D’Alessandro. E alla sua lista, che ha grandi ambizioni.

L’INCONTRO INIZIALMENTE era previsto in piazza Prefettura. Ma poi, quando è scattata la mobilitazione con l’appello a riempire di striscioni anti «Capitano» i palazzi di vari quartieri, è stata spostata in hotel, in un mega centro congressi.

NIENTE «ABBRACCIO del popolo» sotto le stelle, dunque. Comizio al chiuso per le possibili instabili condizioni meteo, perché è prevista pioggia: questa la motivazione ufficiale degli organizzatori. Anche se ieri a Veroli, nel Frusinate, il comizio si è tenuto all’aperto, sotto l’acqua, con gli ombrelli slargati. E poi le previsioni davano realmente un rivolgimento del tempo al brutto? Chissà.

CLIMA INFIAMMATO e, di sicuro, meglio non rischiare contestazioni, considerato che era previsto anche un sit-in e che sui social è girato l’appello: «Partecipate in tanti». È stata anche la maniera di evitare scene simili a quelle viste a Brembate, in provincia di Bergamo, dove i vigili del fuoco sono stati chiamati dalla Questura a rimuovere con l’autoscala un cartello con la scritta «Non sei il benvenuto».

NONOSTANTE IL CAMBIO di location, la protesta, alimentata dai rappresentanti della casa del Popolo e dall’Unione degli Studenti (Uds) ha coinvolto, qui e lì, centinaia di abitazioni. Vi hanno aderito anche il Partito democratico e Sinistra italiana, oltre che numerose associazioni, perché «vengono quotidianamente calpestati i valori della Costituzione e usate le diseguaglianze come arma elettorale». Ma anche per ricordare che il leader del Carroccio «si è dimenticato di Campobasso e del Sud» e perché si presenta nel capoluogo di regione solo «per fare passerella». Il centrodestra, anche durante la campagna elettorale per le Regionali, anche da queste parti ha fatto grandi promesse. Futuri cambiamenti epocali in un territorio che, come il resto del Meridione, fa fatica ed è senza servizi e senza infrastrutture. Solo chiacchiere, finora. «Prima gli esseri umani», «Campobasso schifa la Lega», «Antifascisti sempre», «Salvini facci sognare… dimettiti», «Porti aperti», «Il Molise resiste ai fascisti» e via dicendo: qui e lì, a Campobasso, tra ponti e case, disseminati fantasia, dissenso e contestazione contro le politiche del ministro dell’Interno.

ALCUNE SCRITTE «Salvini, prima i neuroni» e «Odio i razzisti, odio i leghisti» sono state fatte togliere. Lui, il vicepremier, ha commentato su Instagram: «Confesso, alcuni striscioni contro mi divertono. Basta che non ci siano insulti o minacce di morte, basta che non ci sia violenza. Tutto il resto fa parte della democrazia». UN MESSAGGIO apparentemente pacificante. Ma poi, su Facebook, ne è arrivato un altro, meno diplomatico e più salviniano: «Con tanti saluti a criticoni e a risiconi».

A CAMPOBASSO, nei giorni passati, alla presentazione della lista della Lega, in piazzetta Palombo c’erano già state manifestazioni di opposizione. Con i drappi rossi esposti da alcuni commercianti e i cartelli elettorali con il volto di Salvini imbrattato con la scritta «Bella ciao», le cui note risuonavano per le strade.