I berlinesi accorsi alle urne (75,6% l’affluenza contro il 66,9% delle scorse elezioni) eleggono la prima sindaca-governatrice della capitale e votano a favore dell’esproprio degli alloggi alle grandi società immobiliari. Spiccano appaiati i due storici risultati del Superwahltag di domenica, in attesa di capire se saranno davvero politicamente compatibili, cioè se la nuova borgomastra darà seguito alla decisione popolare. Di sicuro, per adesso, c’è solo che con il 21,4% delle preferenze Franziska Giffey della Spd è ufficialmente la prima cittadina di Berlino dopo aver sconfitto la sfidante dei Verdi, Bettina Jarasch, rimasta a quota 18,9%.

Per i socialdemocratici significa lo 0,2% in meno rispetto al 2016 e il dato più basso dal 1946 ma anche una cifra superiore ai sondaggi elettorali, seppur di poco. In parallelo tiene la Linke del candidato Klaus Lederer, ex ministro della Cultura del Land, con il 14% (-1,6% in confronto a cinque anni fa) mentre la Cdu cresce di mezzo punto senza però riuscire a superare il 18,1%, confermandosi come terzo partito della Città-Stato. Bene i liberali con il 7,2% (+0,5%) e malissimo i fascio-populisti di Afd che subiscono un vero e proprio salasso: 8% dei voti vuol dire meno 6,2% rispetto alle scorse elezioni e disastro conclamato.

SU TUTTI I NUMERI emerge lo straordinario risultato del referendum promosso dagli attivisti di Deutsche Wohnen Enteignen: il Sì ha conquistato il 56,4% contro il 39% del No aprendo le porte alla ri-statalizzazione di ben 240.000 appartamenti comprati per una pipa di tabacco dai colossi immobiliari ai tempi del crollo del Muro. Non esattamente una buona notizia per la neo-sindaca Giffey, tutt’altro che entusiasta per l’esito della consultazione popolare. «Bisognerà anzitutto vedere se l’esproprio sarà compatibile sotto il profilo costituzionale» sono le sue parole a commento dello scrutinio.

Proprio il referendum rappresenta il primo ostacolo alla riedizione della coalizione rosso-rosso-verde che fino a domenica governava il Municipio rosso. Sia per i Verdi che per la Linke la vittoria del Sì rappresenta «un chiaro mandato» e la questione «sarà certamente al centro dei negoziati di coalizione» come ha avvertito ieri Jarasch. Anche se in teoria, schede alla mano, la borgomastra Spd avrebbe sul tavolo altre due opzioni a partire dall’alleanza di governo “Kenya” con Cdu e Verdi. Possibilità, però, quasi solo teorica: gli ambientalisti difficilmente accetteranno di trattare con il candidato cristiano-democratico, Kai Wegner, il cui programma prevede l’espansione dell’autostrada cittadina, la sicurezza in chiave law & order e il No alla legalizzazione della cannabis.

PIÙ FACILE PER GIFFEY, invece, l’avvio della coalizione “Deutschland” con Cdu e liberali. La sindaca incarna la corrente di destra della Spd perfettamente compatibile con la geometria rosso-nero-gialla, tuttavia l’alleanza non verrebbe digerita dai Giovani socialisti (Jusos), dall’ala sinistra del suo partito e molto probabilmente anche dagli iscritti che sul punto hanno l’ultima parola. Il dilemma di Giffey è dunque: «C’è stato un netto voto per Spd e Verdi però bisogna anche constatare che i Verdi sono finiti quasi pari con la Cdu» come riassume ai microfoni del canale “Phoenix”.

MA PER LA GOVERNATRICE sarà fondamentale anche sanare la spaccatura evidenziata dal voto nei quartieri. Nei rioni di Mitte, Friedrichshain-Kreuzberg, Pankow, Charlottenburg-Wilhelmsdorf il primo partito sono i Verdi mentre a Lichtenberg ha dominato la Linke e il ricco Ovest ha votato come al solito per la Cdu.

Sempre che non si arrivi a ripetere le elezioni per via delle clamorose, incredibili, “irregolarità” in decine di seggi in cui domenica risultavano esaurite le schede per la seconda preferenza.  Non è un’ipotesi impossibile, anzi. «Non posso ancora dire se dovremo rifare tutto, ma sospetto che si tratti di un numero di schede a due o tre cifre» sottolineano i responsabili dell’Ufficio elettorale di Comune e Land, Petra Michaelis e Geert Bassen. Si aggiunge alle lunghe code, ore di attesa, e certificati elettorali «mancanti, sbagliati o mischiati tra loro». Il contrario della proverbiale efficienza tedesca, insomma.