Sono le sette di sera di martedì. C’è un camion che attraversa la Sibaritide, uno dei tanti mezzi che a quest’ora viaggiano in questo spicchio di Calabria, ravvivato da intensa luce nelle ore diurne, eppure tenebroso appena irrompe il tramonto. Di notte sembra di vagare in un’immensa spianata priva di riferimenti, al di fuori delle luci lontane dei centri urbani e della temibile Strada statale 106, dove gli incidenti automobilistici mortali accadono da sempre, con frequenza inquietante. Il bagliore della luna piena che è sorta da pochi minuti non aiuta la visibilità, si riflette sulla foschia, confonde l’orientamento.

Un camionista infila una rampa che s’inarca verso la ferrovia jonica, in provincia di Cosenza. Appena varcata la barriera, essa si chiude alle sue spalle, come l’altra che si trova di fronte a lui, formando una trappola meccanica. Il giovane conducente si accorge che qualcosa va storto, prova a liberare i binari, ma non ci riesce. Nel tentativo di liberare il camion incastrato, esegue una disperata manovra che abbatte un muro di contenimento. Potrebbe fuggire, cercare scampo, lasciando l’autocisterna lì dov’è. Invece rimane al suo posto. Sa che da un momento all’altro potrebbe arrivare un treno, ma forse neanche si accorge delle quattro carrozze in arrivo, sulla linea tra Sibari e Catanzaro.

IL TRENO È IN FASE di accelerazione, perché ha lasciato la stazione di partenza da pochi minuti. Arriva a 130 km orari da nord e travolge l’autocisterna. Muoiono l’autista del camion, il 24enne di origini marocchine Said Hannanaoi, e la capotreno, Maria Pansini, dipendente di Trenitalia, 60enne di Catanzaro, che lascia una figlia. Il deragliamento è solo parziale, le carrozze sbandano ma rimangono in asse. Illeso il macchinista che viaggia nel locomotore. Lievi ferite riportano otto passeggeri, medicati in ospedale e dimessi nel giro di poche ore.

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VENTIQUATTRO ORE dopo, la puzza di bruciato si mescola all’aroma di salsedine. Si sente ancora l’odore della morte. In un riverente silenzio, riverbera il frastuono dei mezzi speciali al lavoro, impegnati a rimuovere i rottami. La linea ferroviaria è interrotta. Ancora da chiarire la dinamica precisa dell’incidente. Indaga la procura della Repubblica di Castrovillari.

NELL’UNICO CAPANNELLO umano, ogni tanto sferzato da un venticello gelido, i tecnici specializzati confermano che stando alle prime ricostruzioni il camion guidato dal conducente di nazionalità marocchina sarebbe rimasto incastrato nel passaggio a livello. L’autista avrebbe attraversato la prima barriera quando era ancora sollevata, ma un ostacolo ancora imprecisato, forse un guasto tecnico, gli avrebbe impedito di completare il transito. Resta da capire perché non si sia attivato il segnale d’allarme.

Lo scontro ha provocato un grosso incendio. Trascinata dal treno per una cinquantina di metri, l’autocisterna ha preso fuoco.
L’incidente è avvenuto a Thurio, nel comune di Corigliano-Rossano. Duemilacinquecento anni fa questo era l’approdo più frequentato del Mediterraneo. Il porto dell’antica Sibari è sotto gli aranceti che circondano l’area del disastro. Nel corso del tempo, gli scavi archeologici hanno portato alla luce soltanto una minima parte della città magnogreca. In mezzo a tanta bellezza paesaggistica e a luoghi di straordinario interesse archeologico e culturale, oggi è anche terra di attraversamenti, passaggi di braccianti, caporali a caccia di forza lavoro da sfruttare, scontri armati tra le ‘ndrine locali.

NON È LA PRIMA volta che questa linea ferroviaria è interessata da gravissimi incidenti. Nel novembre 2012, non molto distante da qui, in località Foresta a Rossano morirono sei braccianti rumeni, due donne e quattro uomini, che tornavano da una giornata di lavoro nei campi. La Fiat Multipla su cui viaggiavano fu investita dal locomotore del treno regionale 3753. Anche in quella circostanza non fu facile chiarire la dinamica di un incidente avvenuto su una linea ferroviaria solo in parte elettrificata.
A Catanzaro è stato proclamato per oggi il lutto cittadino in onore della capotreno Maria Pansini, una donna stimata da tutti, sul posto di lavoro e in città. Lei e lo sfortunato camionista sono le ultime due vittime del lavoro, le ennesime che la Calabria piange.