Secondo dati della Commissione Europea, raccolti nel Digital Economy and Society Index (DESI), la quota di abbonamenti che prevedono almeno 100 Megabit per secondo in Italia si attesta intorno al 14%, rispetto ad una media europea che sfiora il 26%: è la misura di un divario digitale. In particolare, ci sono ben 12 milioni di indirizzi civici, in oltre 6.700 comuni italiani, oggetto dell’intervento pubblico nelle cosiddette aree bianche, che sono quelle dove la popolazione è troppo poco o troppo rarefatta perché operatori privati possano prevedere interventi di investimento: non c’è possibilità di guadagnare.

IL 3 APRILE 2019 la Commissione europea ha approvato definitivamente il grande progetto nazionale banda ultralarga per le aree bianche, per un costo ammissibile pari a 941 milioni di euro. A realizzarlo è Open Fiber S.p.A. società che si è aggiudicata i bandi relativi alle tre gare in cui è stato suddiviso il territorio nazionale. Al 31 gennaio 2024, il numero di unità immobiliari raggiunte coperte da progetti Ftth, acronimo che sta per Fiber to the Home, cioè fibra fino a casa, è pari al 54% di quelle pianificate, circa 3,45 milioni su 6,28 milioni.

Open Fiber S.p.A. è una società partecipata al 60% da Cdp Equity S.p.A. (società riconducibile al gruppo Cassa depositi e prestiti) e al 40% da Fibre Networks Holdings S.a.r.l. (società riconducibile al gruppo Macquarie). «Piano Banda ultralarga per le aree bianche a fallimento di mercato del 2016, Piano Italia 1Giga e Piano Italia 5G, finanziati questi ultimi dal Pnrr, devono marciare compatti. Essere efficaci. I tre piani devono parlarsi, hanno miliardi a disposizione, come gli enti locali hanno decine di milioni di fondi dei voucher del Pnrr per la digitalizzazione che vanno spesi bene» ha sottolineato a gennaio 2024 Roberto Colombero, presidente di Uncem Piemonte.