Si allarga ulteriormente la frattura tra Ue e Russia, impattando negativamente anche sugli equilibri interni al Parlamento europeo. Intervenuto alla plenaria di ieri per riferire sul suo recente viaggio a Mosca e sul caso Nalvanyj, l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza Josep Borrell si è detto «preoccupato per la pericolosa via autoritaria che sta percorrendo il governo russo», affermando di non aver riscontrato un interesse ad invertire il deterioramento dei rapporti da parte di Mosca «se continuiamo a mettere nel pacchetto i temi della situazione politica e dei diritti dell’uomo».

Il capo della diplomazia europea ha poi sottolineato come le relazioni bilaterali si trovino «ad un bivio, e le scelte che faremo determineranno l’assetto di potere internazionale di questo secolo: spetterà ora agli Stati membri decidere i prossimi passi, che potrebbero anche comprendere delle sanzioni».

ACCUSATO da molti europarlamentari di aver inavvertitamente indebolito la figura di Navalnyj durante la sua visita, l’Alto rappresentante ha ribadito come sussistesse la necessità di «andare per difendere la nostra posizione sulla vicenda, e ciò richiedeva una presenza ferma ed energica».

Ma si accende lo stesso la tensione nelle istituzioni europee, già viva con la vicenda «acquisto dei vaccini»: ora il caso Navalnyj ha finito con il provocare una spaccatura anche all’interno dell’Europarlamento. Sono infatti 81 i deputati europei – da vari schieramenti di destra – che hanno sottoscritto la lettera dell’estone Riho Terras (Ppe), indirizzata alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen che, in pratica, chiede le dimissioni di Borrell.

L’eurodeputato ha infatti accusato l’Alto rappresentante di aver provocato «gravi danni alla reputazione dell’Ue e alla dignità del suo ufficio», chiedendo alla presidente della Commissione di intervenire qualora Borrell «non si dimettesse di sua iniziativa». Opposta, invece, l’opinione di Iratxe Garcia Perez, presidente del gruppo dei Socialisti e Democratici, che ha ribadito il suo sostegno all’Alto rappresentante che «è stato all’altezza del suo mandato», lodando il «coraggio di essersi recato a Mosca per difendere la posizione dell’Ue e parlare di Navalnyj e di diritti umani».

Uno scontro che ben riflette le divisioni strategiche tra i Paesi europei nel rapporto con la Russia.

L’ESITO NEGATIVO del viaggio di Borrell era comunque evidente già prima che venisse divulgata la lettera: al termine del suo incontro con il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, l’Alto rappresentante ha appreso dell’espulsione di tre diplomatici europei – uno svedese, un tedesco e un polacco – per aver preso parte alle manifestazioni di protesta del 23 gennaio scorso, organizzate per contestare l’arresto di Navalnyj, recentemente condannato a due anni e otto mesi di reclusione in una colonia penale a causa di ripetute violazioni della libertà vigilata.

Le risposte di Germania, Svezia e Polonia sono arrivate pochi giorni dopo, con le dichiarazioni di «persona non grata» ai danni di un dipendente dell’ambasciata russa a Berlino, di un dipendente del consolato generale russo a Poznan e di un diplomatico russo residente in Svezia. In mancanza di novità sulla sorte di Navalnyj – nonostante un primo contatto tra il suo avvocato e un funzionario della delegazione di Borrell durante la visita – le tensioni si acuiscono ulteriormente anche nel contesto interno russo: Leonid Volkov, tra i più stretti collaboratori di Navalnyj, ha infatti annunciato una nuova azione di protesta – un flash mob di luci con i cellulari accesi – per domenica 14, nonostante avesse precedentemente dichiarato che nuove manifestazioni non sarebbero state organizzate fino alla primavera.