Non è la solita lettera di dimissioni, con tanto di porte sbattute e reciproche accuse di tradimento. Non è nemmeno l’epurazione calata dall’alto e destinata a lasciare un parlamentare nell’oblio. Tre deputati si sono autosospesi dal M5S in aperta polemica con Davide Casaleggio e la piattaforma Rousseau e questa volta la situazione appare differente. Fabio Berardini, Carlo Ugo de Girolamo e Paolo Romano chiedono che la piattaforma Rousseau venga gestita «direttamente dal Movimento»», che ciò avvenga in maniera democratica e che si presentino bilanci trasparenti. «Nei mesi scorsi abbiamo provato in tutti i modi ad avviare una discussione per chiarire i rapporti tra l’Associazione Rousseau e il M5S, riportare al centro i valori fondamentali e coinvolgere la base nelle scelte fondamentali senza votazioni calate dall’alto, il tutto in nome di quella democrazia e trasparenza che da sempre animano (o avrebbero dovuto animare) il M5S. Nessuna risposta è mai arrivata», scrivono i tre deputati.

TUTTO LASCIA PENSARE che l’attacco, che arriva dopo la lettera con la quale l’Associazione Rousseau minaccia di interrompere alcuni servizi causa morosità di sempre più eletti, faccia parte di un gioco di sponda con una quota ben più sostanziosa di parlamentari grillini. Dentro al M5S sono giorni caldi, si sta svolgendo una specie di campagna elettorale che non riguarda né le regionali né il referendum sul taglio dei parlamentari. La maggior parte di deputati e senatori, stando a fonti interne ai gruppi, sono distratte dalla definizione dei rapporti di forza in vista della ristrutturazione organizzativa. Nei prossimi giorni, forse domani, tutti gli eletti in parlamento dovrebbero incontrarsi per definire metodo e forme degli Stati generali, che verrebbero convocati già all’indomani del voto di domenica e lunedì. Ecco allora che il battibecco ormai quotidiano con Casaleggio è indice delle tensioni interne. Ormai Rousseau è diventata il feticcio della rigidità delle origini di cui troppi vogliono sbarazzarsi, delle regole inapplicabili su democrazia interna e limite dei mandati, dell’impossibilità di darsi un’organizzazione formale e strutturata sul territorio.

DAGLI EVENTI DEGLI ULTIMI giorni si è capito che la leadership collegiale annunciata da Luigi Di Maio (si parla di 10 persone, ma c’è chi spinge per allargarla ulteriormente) e che verrà fuori agli Stati generali dovrà vedersela con diverse resistenze. C’è quella di Davide Casaleggio, fedele al modello di suo padre Gianroberto di un Movimento Alveare caotico solo all’apparenza, in cui ognuno fa qualcosa ma solo pochi conoscono davvero il meccanismo generale che determina la direzione. E c’è quella di Grillo, che due giorni fa ha cercato di arginare le critiche verso Casaleggio. Il co-fondatore a differenza del gestore di Rousseau non nutre dubbi sull’investimento nel governo col Pd, tuttavia ha paura che un M5S lasciato libero di organizzarsi si sfaldi in breve tempo.

AI TRE AUTOSOSPESI ha risposto a stretto giro l’Associazione Rousseau, utilizzando il Blog delle stelle. Un lungo testo per cercare di rispedire le critiche al mittente. Fino a poco tempo fa non ci sarebbe stato bisogno di scomodare il canale ufficiale per contrastare voci di singoli dissidenti. È evidente che da Milano si intenda rivolgersi ai parlamentari tutti. Una scelta duramente criticata da Roberta Lombardi che invita Casaleggio jr a usare, per le comunicazioni dell’Associazione, il suo sito perché il blog va usato «per i comunicati del partito di maggioranza relativa all’interno della coalizione di governo».
In tutto ciò Alessandro Di Battista, l’outsider che con Casaleggio ha ancora buoni rapporti e che anzi rinfaccia ai suoi di essere diventati troppo «governisti», fa sapere che sarà a Bari per la chiusura della campagna elettorale di Antonella Laricchia. Proprio in una delle regioni in bilico, laddove ogni voto guadagnato dal M5S rischia di far perdere il centrosinistra e magari mettere in difficoltà il governo, Di Battista interrompe la sua vistosa assenza dalle scene elettorali. Anche questo qualcosa vorrà dire, sotto il caotico cielo pentastellato.