«Staremo meno in parlamento e più in piazza». Passato l’evento del Movimento 5 Stelle al Circo Massimo, riaffiorano dal flusso della Rete le parole di Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera e candidato premier in pectore. I più attenti osservano che l’impegno suona strano, visto che Di Maio nel recente passato ha più volte rivendicato la sua “purezza antipoliticaaffermando di non aver mai partecipato, da studente, neppure all’occupazione della sua scuola. Le ironie sono inevitabili, ma la goffa promessa va presa sul serio: è utile a comprendere le difficoltà del M5S e della sua «rivoluzione» che di volta in volta – nel tentativo di occupare tutti gli spazi del vasto malcontento politico – è stata definita da Beppe Grillo con aggettivi quali «tranquilla», «borghese», «moderata».

Dai comizi dei giorni scorsi abbiamo appreso che la compagine del Movimento 5 Stelle ha scoperto che non basta catapultare in parlamento qualche dose di onestà e spregiudicatezza per aprire l’ormai famosa «scatoletta di tonno» dei palazzi del potere. Così, c’è bisogno di aggiornare il repertorio. Ancora ieri il blog del comico genovese sintetizzava – come al solito in maniera un po’ arbitraria – le priorità del Movimento per prossimi mesi affiancando due obiettivi che sembrano fatti apposta per sensibilizzare pezzi diversi di opinione pubblica. Da una parte, si ribadisce l’impegno per quel «reddito di cittadinanza» che i grillini hanno mutuato dalle rivendicazioni dei movimenti dei precari (anche se nelle ultime proposte si parla di 600 euro al mese e non più di 1000). Dall’altra, il grande capo in persona ha calcato la mano sulla campagna che aleggia da prima delle elezioni europee: la raccolta di firme per un referendum che rivendichi l’uscita dall’euro. In questo caso, la parola d’ordine dei sacri confini violati da oscuri poteri finanziari ricorda gli slogan delle destre e fa il paio con i toni contro «le frontiere spalancate» e le bufale, risuonate anche dai tavoli tematici del Circo Massimo, sul rapporto tra flussi migratori ed epidemia di Ebola. Insomma, se il frame della lotta anti-Casta, come ammettono i grillini più lucidi, è stato occupato e messo a valore dai rottamatori di Matteo Renzi invece che dagli strateghi della Casaleggio, questo verrà rimpiazzato dallo schema retorico dell’«Italia a 5 Stelle», che serve a dipingere una nazione in lotta contro lobby e un «popolo» deciso a riprendersi la propria «sovranità».

Come tutto ciò non sia destinato a trasformarsi nell’ennesima battaglia spettacolare e possa magari conciliarsi con i tanti soggetti che lottano contro la crisi è tema dibattuto. Qualcuno sospetta fortemente che l’evento romano sia servito a rimettere in fila la catena gerarchica e stabilire l’agenda delle priorità. È quello che sostiene ormai da qualche settimana il pentastellato dissidente che si firma come «L’Aristopazzo». «Il 24 luglio 2014 Di Battista ci rassicurò dicendo che dopo l’estate avremmo organizzato una grande protesta – racconta sul suo blog – Oggi sappiamo che era il Circo Massimo, la grande protesta che stavano organizzando. E sappiamo anche che il suolo pubblico per il circo era stato chiesto già il primo luglio scorso, quindi venti giorni prima di parlare con noi». «I circhi non sono le piazze – ammette Gabriele Pepe, un altro grillino deluso – I diritti si conquistano con le lotte, il sudore e il sacrificio».

Sulle bacheche dei grillini più critici fa capolino il video del blitz degli attivisti di #OccupyPalco, che domenica scorsa sono riusciti, fischiati dalla maggior parte della platea, a strappare un intervento dal palco dei “big” per contestare la gestione verticistica del Movimento 5 Stelle e rivendicare trasparenza.
Intanto, Beppe Grillo è tornato a casa. Nelle scorse ore ha annunciato dal suo profilo Twitter: «Io e i nostri portavoce, finita l’allerta meteo, andremo a dare una mano alla popolazione di Genova colpita dall’alluvione». A stretto giro di cinguettìo è arrivata la risposta fulminante, partita direttamente dall’account ufficiale del Movimento 5 Stelle di Genova: «Grazie. Sarà la volta buona che vediamo i quattro parlamentari liguri sul territorio». Firmato: Andrea Boccaccio, consigliere comunale.