Era cominciato tutto con qualche commento, impercettibile come un rumore di fondo, sul blog di Beppe Grillo, comitato centrale digitale del Movimento 5 Stelle. Poi la faccenda si è ingrossata, partita dai disguidi tecnici ha inglobato malumori, incomprensioni e frustrazioni dell’esercito di aspiranti parlamentari grillini.

Ecco la storia della seconda giornata di «parlamentarie» M5S, consumatasi all’insegna della protesta degli esclusi.

LE MIGLIAIA di auto-candidati speranzosi di comparire nei listini proporzionali hanno dovuto passare il vaglio dello staff grillino. Fin qui nessuna sorpresa: questo annunciava il regolamento «prendere o lasciare» diffuso una ventina di giorni fa.

La scrematura ha lasciato numerosi caduti sul campo di battaglia degli aspiranti parlamentari. In tanti non hanno gradito, o almeno hanno chiesto spiegazioni che difficilmente i vertici saranno costretti a dare.

Dunque, fin da subito in molti hanno bussato allo studio dell’avvocato romano Lorenzo Borrè, specializzato in ricorsi anti-M5S. Solo che Borrè punta le sue attenzioni su un’altra pista: dal 30 dicembre scorso, giorno dell’emanazione di statuto e regolamento del nuovo M5S, sostiene che la rottamazione del vecchio M5S con tanto di simbolo non sarebbe regolare, dunque punta a raccogliere tutti i dissidenti in quel contenitore.

Le regole, per di più, cambiano in corso d’opera, a urne aperte.

Per rispettare l’equità di genere nella composizione delle liste, i capi pentastellati saranno costretti ad ammettere d’ufficio alcune candidate donne, che si sono presentate in minoranza rispetto agli uomini. A creare ulteriore scompiglio c’è anche il fatto che tra i candidati accettati ci sarebbero persone in palese violazione del regolamento. «C’è il divieto di accogliere chi si è candidato in altre liste dopo il 4 ottobre 2009 – racconta un attivista – Bene, prendiamo il caso di Francesco Silvestri, che è stato collaboratore del senatore Giovanni Endrizzi. È stato ammesso nonostante si sia candidato già in lista nel 2013 per i 5 stelle alle comunali di Roma e nel 2010 per una lista civica alla Regione Lazio. Sempre lui nel 2011 si presentò come candidato sindaco nel piccolo comune di Morlupo, a nord di Roma, dove raccolse 89 voti».

Ancora più eclatante, dice la nostra fonte, sarebbe il caso di Marco Rossi, «dirigente della presidenza del consiglio dei ministri ed ex vicecapo di gabinetto di Bassolino che ha violato il divieto di fare propaganda al di fuori dei propri account privati pubblicando il proprio video promozionale sulla pagina pubblico impiego a 5 Stelle».

LA BOLLA SI INGROSSA. Basta lanciare un’esca per raccogliere voci di dissenso.

Tra queste non c’è ancora quella di Andrea Mazzillo, l’assessore al bilancio di Roma defenestrato a fine estate dalla sindaca Virginia Raggi. Ma se la sua esclusione dovesse essere confermata, allora si prevedono ripercussioni nella base locale, visto che lui stesso nelle settimane scorse era stato tra gli attivisti che avevano fondato un gruppo di lavoro per mettere a verifica il rispetto del programma elettorale della giunta Raggi.

«Il bilancio delle promesse non si è fatto – fanno ancora sapere dal M5S romano – Mazzillo non voleva polemizzare troppo e perdere la possibilità di candidarsi, ma sembra che la tattica non gli sia servita granché». Ecco perché si prevedono code polemiche.

IL CAOS TRACIMA DALLE CHAT private nel pomeriggio, quando un messaggio audio sugli ormai consueti problemi tecnici del portale Rousseau, il sito che ospita le primarie, viene diffuso da Marco Canestrari e Nicola Biondo, ex collaboratori di Casaleggio.

NELLA REGISTRAZIONE si sente un uomo che esclama: «Scusami sta succedendo un manicomio». E poi: «Il sistema è andato in tilt, mancano troppi candidati all’appello, addirittura manca anche un candidato senatore uscente. L’ordine è di non votare per adesso e di aspettare la giornata di domani sperando che il sistema si aggiusti da solo; altrimenti saranno rinviate queste parlamentarie».

Il tutto culmina in una frase che fa pensare a cordate di voto, vietatissime dalla policy grillina: «Ti prego di girare questa richiesta di sospensione del voto anche alle persone che tu hai contattato per i clic».

La reazione dei grillini è dura: «È molto grave – dicono dallo staff comunicazione – che la stampa pubblichi un audio anonimo, non attribuibile a nessuno, probabilmente messo in giro ad arte, senza fare alcuna verifica neanche nel merito della veridicità del contenuto».

Probabilmente, visti i rallentamenti delle operazioni di voto, la chiusura del seggio virtuale slitterà ad oggi. Anche se già in serata dovrebbero circolare i primi dati.

E ancora una volta i vertici grillini proveranno a trasformare una tempesta di polemiche in vento che gonfia le mele mediatiche.