Alla caccia delle sfumature per cogliere anche una minima disponibilità del Movimento 5 Stelle, la differenza di atteggiamento tra la capogruppo alla camera Roberta Lombardi e il capogruppo al senato Vito Crimi durante l’incontro con Bersani non è sfuggita a nessuno di quelli che hanno seguito in diretta streaming la consultazione. E soprattutto è stata colta dal segretario Pd, al quale ha fatto piacere che Crimi abbia definito condivisibili gli otto punti di programma attorno ai quali sta tentando di raccogliere una maggioranza. La convergenza «operativa» nelle commissioni tra centrosinistra e M5s però potrebbe arrivare troppo tardi, quando cioè Bersani avrà già dovuto rinunciare al suo tentativo. Forse per questo, per la prima volta, il segretario Pd al termine dell’incontro ha lasciato cadere una suggestione: «Si può valutare un regime parlamentare senza il governo…».

Impossibile, la doccia fredda è arrivata come al solito dall’oracolo web, quando Grillo ha postato sul blog il solito catalogo di insulti. Bersani si è sentito chiamare «padre puttaniere» in compagnia di D’Alema e Berlusconi che – ha scritto Grillo – «ci prendono allegramente per il culo ogni giorno con i loro appelli quotidiani per la governabilità». L’insulto, al quale il segretario Pd ha replicato con stile («auguri ai salvatori della patria»), ha fatto da prologo a un’altra pesante porta in faccia, sbattuta da Crimi tramite Facebook nella forma di un elenco dei 30 motivi per i quali non si può votare Pd (e nell’elenco c’è anche l’approvazione dell’indulto).

Crimi però a un certo punto del pomeriggio ha anche dato voce a una serie di ragionamenti che sono presenti nelle assemblee dei parlamentari grillini, dove è diffusa la voglia di non restare alla finestra assistendo al fallimento della legislatura, quando ha detto che «se, dopo Bersani, Napolitano fa un altro nome, allora è tutta un’altra storia. Un nome che è meglio il Pd non faccia, se no lo brucia». Il segretario del Pd ha immediatamente colto i segni di un «secondo tempo» giocato alle sue spalle del quale Grillo potrebbe aver parlato con il capo dello stato, ricordando che all’uscita dalle consultazioni al Colle l’ex comico aveva detto di essere stato molto ben impressionato da Napolitano. Solo che la disponibilità a sostenere un altro premier sarebbe per i 5 Stelle una correzione della linea ufficiale che recita «fiducia solo a un governo 5 Stelle». Ragione per cui Crimi, come gli capita ormai spesso, poco dopo ha smentito: «L’affermazione “se Napolitano fa un altro nome è tutta un’altra storia” è stata estrapolata dopo la consueta raffica di domande a cascata dei giornalisti, e si deve intendere nel senso di tutto un altro percorso istituzionale».

Il segnale però è lanciato. Chiuso ogni spiraglio a Bersani, i grillini saranno in campo per il dopo. E potranno farlo se riusciranno a tenere compatto il gruppo, specie al senato, ecco perché riuscire a fermare il segretario Pd sulla soglia delle camere, evitando un pericoloso appello alle coscienze a 5 Stelle, è considerato da Grillo un obiettivo importante. Tanto da meritare il bombardamento web. Del quale ieri è stato chiesto conto a Crimi nell’aula del senato. Nel frattempo alcuni parlamentari si riunivano direttamente con Casaleggio per discutere del nuovo portale che servirà a consultare gli attivisti. E, ancora, della comunicazione.