Sono trascorsi trentanove anni da quella tragica sera del 27 giugno quando il DC9 Itavia in volo da Bologna a Palermo fu abbattuto in un episodio di guerra aerea che ha portato la morte a 81 cittadini innocenti.

Oggi, possiamo essere certi che tutto fu immediatamente visto, compreso e si fece di tutto per occultare.

Ci è rimasto – dalla totale distruzione delle prove – un solo tracciato radar dell’ultimo tratto del volo ed era ben presente il segnale, anzi tre plot, di una manovra d’attacco. Documento ben studiato immediatamente dai vertici militari e tenuto celato o diffuso senza i segni che dovevano inquietare per l’evidenza dell’attacco.

Un fatto visto chiaramente che si decide di nascondere , distruggendo ogni prova, ogni documentazione.

Doveva rimanere un volo con attorno il più assoluto vuoto; quindi solo un cedimento strutturale può spiegare l’evento: «La tragica ovvietà che gli aerei cadono».

Dalla assenza di documentazione nasce il grande depistaggio del cedimento strutturale che provocherà intanto il fallimento dell’Itavia e l’oblio sulla vicenda, e, come avrà modo di denunciare la Commissione Stragi del Senatore Libero Gualtieri – ricordiamo anche la sua figura quest’anno a 20 anni dalla scomparsa – un atteggiamento di scarso impegno della Magistratura.

Sono passati così i primi cinque anni, e poi il risveglio della società civile, prima con il Comitato per la verità su Ustica (1986), presieduto dall’ex presidente della Corte Costituzione Francesco Bonifacio, poi la nascita della Associazione dei parenti (1988) e l’impegno del mondo della stampa, dello spettacolo e della cultura -basti per tutti segnalare il film Il muro di gomma di Marco Risi e lo spettacolo di Marco Paolini.

E così, ricomposto il panorama complessivo, il cielo non era vuoto e molti erano gli aerei in volo e parecchi nei pressi del DC9, il giudice Rosario Priore, siamo arrivati intanto al 1999, ha potuto squadernare davanti ai nostri occhi e agli italiani tutti, la terribile verità : «Il DC9 è stato abbattuto all’interno di un episodio di guerra aerea, guerra di fatto e non dichiarata».

Dunque c’era la guerra in quell’inizio degli anni ’80, anni nei quali si era incupito lo spettro della “guerra fredda”, portando alla ribalta non solo lo scontro oriente e occidente ma aggiungendo il nuovo protagonismo dei paesi arabi, Egitto e Libia in primis.

Oggi, avvicinandoci di nuovo alla vicenda capiamo che è ancora la mancanza di documentazione che ostacola il cammino della verità.

Le indagini della Procura di Roma, riaperte dopo le dichiarazioni di Cossiga che ha confermato l’episodio di guerra indicando i francesi come responsabili, per individuare i responsabili effettivi, cioè gli autori del lancio del missile, languono per l’assoluta mancanza di collaborazione internazionale, mancano cioè risposte esaustive alle rogatorie internazionali.

Credo si debba anche poter scrivere la Storia del nostro Paese, inquadrando la vicenda di Ustica, come anche altre terribili vicende di terrorismo (strategia della tensione e anni di piombo), in un contesto più generale.

E allora bisogna riflettere sul fallimento -totale per quanto riguarda Ustica- della Direttiva Renzi del 2014, che pur aveva aperto la speranza di un rapporto finalmente di trasparenza tra Stato, apparati dello Stato, e società tutta intera.

La nostra battaglia allora non può che continuare, noi crediamo ancora vi siano principi e diritti irrinunciabili, come quello alla verità e alla giustizia, pena una lesione forte della dignità di tutti noi.

*presidente dell’Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica