Nel Mediterraneo centrale ci sono quattro imbarcazioni cariche di persone che rischiano di annegare. A bordo ci sono 259 persone. Lo denuncia Alarm Phone, il progetto che riceve e inoltra le richieste di aiuto dei rifugiati che tentano di attraversare il mare. Due di queste si trovano nella zona Sar (salvataggio e soccorso) maltese, ma le autorità di La Valletta si rifiutano di intervenire. Intorno alle 18.30 Malta ha inviato un Navtext a tutte le navi che si trovano nelle vicinanze. Evidentemente una delle due imbarcazioni è in condizioni disperate. Nonostante ciò La Valletta ha esplicitato che i rifugiati non possono sbarcare nei suoi porti.

«Stiamo morendo lentamente, per favore non lasciateci soli» è uno dei messaggi ricevuti e diffusi da Alarm Phone. In un comunicato pubblicato oggi l’organizzazione ha commentato la chiusura dei porti: «Le misure applicate per “salvare vite” hanno l’effetto opposto: le persone sono abbandonate nelle situazioni di pericolo in mezzo al mare con il rischio concreto di morire».

Intanto la nave umanitaria Alan Kurdi vaga ancora senza un porto a cinque giorni dall’operazione di salvataggio che ha evitato l’annegamento di 149 persone. Al momento si trova davanti alle coste siciliane, vicino Trapani.


Stamattina ha ricevuto finalmente un rifornimento di viveri e carburante dalla Guardia costiera italiana. Un gesto importante dal punto di vista umanitario, ma che potrebbe essere finalizzato a scongiurare l’ingresso in porto. Nel momento in cui la capitana Bärbel Beuse dovesse valutare che ci sia un pericolo impellente per la sua nave, infatti, potrebbe dichiarare lo «stato di necessità» ed entrare nel porto più vicino.

Lo stabilisce, per fortuna, quel diritto del mare stabilito a livello internazionale quando il dovere di proteggere gli esseri umani, tutti gli esseri umani che rischiano la vita tra le onde, non era stato inficiato dalle retoriche razziste che in questi anni hanno costruito ostacoli sempre più grandi al salvataggio dei migranti che tentano di raggiungere l’Europa.

«È criminale rifiutarsi di accogliere rifugiati che fuggono dalla Libia dove sono imprigionati in lager e torturati», ha tuonato ieri padre Alex Zanotelli. Il missionario comboniano ha accusato il governo in merito al decreto che dichiara l’Italia «porto non sicuro» sostenendo che si è tornati alle politiche dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. Ha fatto il nome del segretario del Pd Nicola Zingaretti. «Dando inizio a questo governo aveva promesso la discontinuità con quello precedente – ha detto Zanotelli – Sarebbe questa?».