La seduta spiritica alla quale allude Lotti per attaccare Zanda si tenne il 2 aprile 1978, sedici giorni dopo il rapimento di Aldo Moro, nel casolare di Zappolino, campagna bolognese, di proprietà del professore Alberto Clò. Zanda, che all’epoca era il portavoce del ministro dell’interno Francesco Cossiga, non partecipò alla seduta, ma diventò il terminale delle «rivelazioni». Il «gioco parapsicologico» com’è definito negli atti della prima commissione di inchiesta sul caso Moro, fu avviato per sfuggire alla noia di un pomeriggio piovoso.

Parteciparono in dodici, in maggioranza professori dell’università di Bologna accompagnati dalle mogli. Oltre al padrone di casa c’erano suo fratello Alberto Clò, Fabio Gobbo, Mario Baldassarri, Romano Prodi, Fabio Bernardi. Ognuno di loro, a turno, poggiato il dito su un piattino da caffè rovesciato ed evocati gli spiriti di don Sturzo e La Pira, domandava dove fosse tenuto in sequestro Moro. Tre furono le risposte «comprensibili», interpretate seguendo i movimenti del piattino: «Bolsena», «06» che è il prefisso telefonico di Roma e «Gradoli».

Il 4 aprile, a Roma, Prodi riferì la vicenda a Umberto Cavina, portavoce del segretario della Dc Benigno Zaccagnini, il quale immediatamente ne parlò con Zanda che informò il capo della polizia Giuseppe Parlato. Tutte le persone coinvolte hanno successivamente spiegato che all’epoca non sapevano dell’esistenza di una via Gradoli a Roma e che, anche per via dell’indicazione di Bolsena, avevano immediatamente pensato alla località viterbese.

Il 6 aprile 1978 la polizia compie una vasta e inutile operazione di controllo nel paese di Gradoli. Il 18 aprile, al mattino, grazie a una perdita d’acqua per nulla occasionale (una doccia lasciata aperta in corrispondenza di un buco nel muro) si scopre il covo di via Gradoli, sulla Cassia, dove durante il sequestro Moro erano nascosti i brigatisti Moretti e Balzerani. I due, appresa la notizia dai telegiornali, riescono a scappare. Secondo l’interpretazione prevalente, esplicitata da Andreotti in commissione stragi, la seduta spiritica fu un escamotage per far venire fuori un’indicazione che qualcuno tra i professori aveva raccolto all’università, forse negli ambienti dell’autonomia.