In Giappone il 1960 fu un anno caratterizzato da importanti e tragici avvenimenti che hanno lasciato il segno sulla scena politica e sociale del paese. Finita l’occupazione americana nel 1952, poco a poco coloro che avevano portato la nazione al macello solo due decenni prima, tornarono ad occupare cariche in ambito governativo. Su tutti Nobusuke Kishi, criminale di guerra, diventato in seguito primo ministro, che proprio nel 1960 forza la firma dell’Anpo, il trattato di mutua cooperazione e sicurezza tra gli Stati uniti e il Giappone, scatenando, nella seconda metà di quell’anno, un’onda di proteste che si diffusero lungo tutto l’arcipelago.
In questo contesto, uno degli eventi che più colpirono l’immaginario popolare e mediatico del paese, avvenne il 12 ottobre, quando il capo del partito socialista giapponese Inejiro Asanuma venne ucciso mentre si trovava sul palco durante un dibattito. Non si trattò solo della morte di un politico influente che stava traghettando una parte progressista del Giappone verso un allontanamento dagli Stati uniti, ma anche un atto di violenza che finì per riverberarsi in tutto il panorama mediatico del Sol Levante. Asanuma viene infatti attaccato e brutalmente ucciso con una spada a lama corta dal diciassettenne Otoya Yamaguchi, uno studente che idolatrava l’imperatore ed era attratto dalle ideologie di estrema destra.

INOLTRE la tragedia fu catturata sia in fotografia che trasmessa in diretta dal canale nazionale NHK, e nei giorni successivi ripetutamente mandata in onda durante i telegiornali.
Al di là quindi dell’innegabile importanza politica e storica dell’attentato, l’evento inaugura simbolicamente anche gli anni sessanta, come il periodo in cui media e politica, attivismo e sua rappresentazione, cominceranno a mescolarsi e fondersi in maniera sempre più profonda.
Lo scatto che catturò l’attimo subito dopo il colpo inferto ad Asanuma, con vittima e carnefice congelati in un tragico istante, era opera di Yasushi Nagao che per questo suo lavoro si aggiudicò, fra gli altri premi, anche il Pulizer. L’evento ebbe delle forti ramificazioni anche nel mondo della letteratura, nel gennaio del 1961 il venticinquenne Kenzaburo Oe, premio nobel nel 1994, scrisse un romanzo breve intitolato Sebunchon (traslitterazione dell’inglese Seventeen) ispirato appunto alla figura del diciasettenne Otoya Yamaguchi. Scritto in prima persona, come una sorta di flusso di coscienza o diario, il libro è uno spietato e crudo racconto di come un ragazzino ossessionato dalla masturbazione, e dalle insicurezze e debolezze che caratterizzano la sua adolescenza, trovi riparo e fiducia nelle idee nazionaliste e nel culto della figura dell’imperatore.

A QUESTO seguì, nel mese di febbraio, sempre pubblicato sulla rivista, Seiji Shonen shisu (Morte di un giovane militante), la seconda parte di quello che doveva essere un romanzo in due parti, sempre ispirato a Yamaguchi. Ma Oe viene attaccato e minacciato di morte dai nazionalisti che non gradiscono la descrizione caricaturale del giovane e l’irriverenza verso la figura imperiale, e cade così in un periodo di depressione. Morte di un giovane militante, per volere dello stesso scrittore, in Giappone non viene più ristampato o pubblicato, mentre in italiano è stato tradotto, assieme a Seventeen, per l’editore Marsilio, nel volume Il figlio dell’imperatore nel 1997. Interessante notare come la sovrapposizione fra credo politico e erotismo siano al centro anche di Patriottismo, racconto, molto diverso naturalmente, di Yukio Mishima ed uscito quasi contemporaneamente a Seventeen, nel gennaio del 1961.

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