Su una cartolina postale del Gabinetto G. P. Vieusseux, il 16 ottobre 1931 da Firenze, Eugenio Montale scrive a Enzo Carli: «Caro Carli, ho mandato a «Circoli» la sua poesia. Deciderà Grande, e in caso le chiederà altre cose per poter scegliere. A me è piaciuta soprattutto nella terza parte; nella seconda c’è qualcosa che ricorda il mio Vento e bandiere (specie in quell’«incollò»). «Circoli» non si vende ma ogni numero va esaurito; ha parecchi abbonati (società di navigazione ecc.) e a Genova si vende anche bene. Non credo che Grande possa per ora organizzarsi meglio. Staremo a vedere. La ringrazio molto delle sue buone parole. Speriamo che possa rimettermi a fare qualcosa; in questi ultimi anni sono stato oppresso da troppe seccature. Grazie anche, caro Carli, della sua amicizia, scusi la brevità e mi creda suo affezionatissimo Eugenio Montale. Grande le scriverà certo».

Adriano Grande (1897-1972) genovese, coetaneo dell’autore di Ossi di seppia, pubblica nel 1927 Avventure il suo primo libro di poesia. Nel 1930 licenzia la sua seconda raccolta La tomba verde. Nel corso di quel triennio il rapporto di Grande con Montale si sarebbe consolidato e Montale non mancò di dichiarare allora il suo apprezzamento per una ricerca che ottenne i riconoscimenti critici assai positivi di Giacomo Debenedetti e di Alfredo Gargiulo, tra gli altri. Nel 1931 Grande dà inizio a Genova alla rivista di poesia «Circoli» che si afferma, specialmente negli anni fino al 1934 (l’anno seguente Grande si trasferisce a Roma) quale luogo prestigioso che ospita le prove della ‘giovane’ poesia italiana, da Saba a Penna, da Ungaretti a de Libero a Sinisgalli e Bertolucci, per fare alcuni nomi.

Carli nell’ottobre del 1931, alla data della lettera di Montale, ha appena compiuto, in agosto, ventuno anni. Svolti gli studi di storia dell’arte sotto la guida di Mario Salmi e di Matteo Marangoni, si è laureato in Lettere presso l’Università di Pisa. Con il maestro Leonardo Pacini ha studiato pianoforte e composizione musicale. Presso la pisana Tipografia Editrice Pacini Mariotti, nel gennaio del 1931 ha pubblicato i suoi componimenti poetici col titolo Fortune. Scrive nella Avvertenza datata dicembre 1930 che apre il volume: «Nel guardare le bozze di questi tentativi poetici che riassumono, descrivono e giustificano la mia vita dai diciotto ai venti anni (ché tanti ora ne conto), mi si stringe il cuore e mi domando perché sia giunto a tanto; il non saper rispondere a questa domanda è quello che più mi accora. Non cercherò quindi di difendermi o di scusarmi, benché sappia che alla giovinezza molto vien perdonato: solo l’aver diviso il volume in due parti, che rappresentano in questo caso un rude abbozzo d’ordinamento cronologico, potrà offrire al lettore un certo interesse documentario, a me un insegnamento nel quale è ormai troppo tardi aver fede».

E conclude: «Ma stasera sono sereno: nel triste crepuscolo invernale un ampio scampanío si diffonde sulla mia città e illumina gli stenti prati di questo sobborgo: ho fretta di uscire di casa perché nella vasta penombra di una chiesa devo sonare all’organo antiche pastorali per la Novena di Natale; ed è sempre consolante darsi l’aria di saper fare un altro mestiere».

Leggiamo qui di due sentimenti accostati insieme: lo stupore per aver conseguito come che sia un qualche risultato nei suoi «tentativi poetici», ossia l’averli, semplicemente, composti e ordinati in un libro. E, poi, un non saper riconoscere tutto sé stesso, compiutamente, in quell’esercizio di coscienza espresso in quelle forme, quasi una consolazione quel «darsi l’aria di saper fare un altro mestiere».

Pure Carli invia a Montale, perché lo segnali a Grande, un suo nuovo componimento – O toi que la nuit – che, accolto, sarà pubblicato nel primo fascicolo della seconda annata di «Circoli», nel gennaio del 1932. Del resto Carli, nel corso dei novant’anni della sua lunga vita, accanto all’opera mirabile di storico e critico d’arte, continuerà ad esprimersi anche nelle forme della poesia. In esse Carli mette il suo animo alla prova, con pudore e determinazione, un patto a suo tempo stipulato con il giovane poeta di Fortune.