Al 15esimo tentativo, e dopo aver concesso l’inconcedibile, Kevin McCarthy è il nuovo portavoce della Camera. Il risultato è stato raggiunto dopo aver sfiorato una rissa e solo perché sei dei 21 ribelli dell’estrema destra Gop si sono astenuti.

IL DEPUTATO della Florida, forse il più estremista dell’ala destra del partito, Matt Glantz, alla fine non faceva neanche mistero su quanto fosse politicamente insensata la sua opposizione, arrivando a ironizzare sul fatto di «non avere più nulla da chiedere» al candidato speaker.

Ha comunque deciso di astenersi. Per McCarthy la goccia che ha fatto traboccare il vaso dell’imperturbabile sorriso che aveva mantenuto fino a quel momento: si è alzato in piedi e ha affrontato l’avversario. Quando è stato chiaro che dalla dialettica si stava per passare alle mani, sono intervenuti i colleghi di partito.

Gaez e un altro ultra destrorso, Andy Biggs, sono stati alla fine raggiunti da una telefonata di Trump, ma neanche lui è riuscito a convincerli a votare per McCarthy: si sono astenuti.

ALLA FINE  la Camera ha un nuovo speaker che non ha nemmeno lontanamente il potere gestito da Nancy Pelosi, viste le concessioni fatte da McCarthy alla fronda dei dissidenti, e che lo consegnano per i prossimi due anni nelle mani dell’estrema destra: in questa nuova era un singolo deputato potrà chiedere il voto di sfiducia per cacciare lo speaker; l’ala destra rappresentata dal Freedom Caucus avrà un terzo della commissione che controlla quali leggi arrivano in aula; e si potrà votare sulla proposta di limiti di mandato e la legge per la sicurezza dei confini.

L’ultradestra ha strappato anche la promessa che il comitato elettorale di McCarthy non si intrometterà in primarie ritenute «sicure».