Il 15 luglio è una data singolare nella storia della filosofia. Per una strana coincidenza, infatti, alla nascita del pensatore tedesco Walter Benjamin il 15 luglio 1892 è seguita esattamente 38 anni dopo, il 15 luglio del 1930, quella del filosofo franco-algerino Jacques Derrida. A causa del suicidio di Benjamin nel 1940 per sfuggire alla morsa della Gestapo, i due non si sono mai conosciuti di persona, ma Derrida ha dedicato diversi scritti al filosofo con cui condivide questa insolita affinità.

ENTRAMBI EBREI, Benjamin e Derrida hanno cambiato il corso della filosofia del Novecento aiutandola a emanciparsi dai dogmi della metafisica e ad avvicinarsi a un pensiero di sinistra e libero da presupposti. Oltre alla data di nascita, Benjamin e Derrida condividono anche due luoghi: Parigi, dove entrambi trascorrono buona parte della loro vita adulta, e Mosca, in cui si recano per brevi soggiorni. Parigi e Mosca sono non a caso le città della prima e dell’ultima rivoluzione moderna (1789 e 1917).

Jacques Derrida

DURANTE IL SUO VIAGGIO a Mosca tra il 1926 e il 1927, dove si reca per osservare gli effetti della rivoluzione, Benjamin tiene un diario che sarà poi pubblicato postumo in una rivista dal titolo October – il mese dell’insurrezione. Per un’ulteriore, bizzarra coincidenza, «Oktober» è anche il nome dell’hotel in cui Derrida alloggia a Mosca nel 1990, pochi mesi prima della caduta dell’Urss.

Un’altra curiosa numerologia lega il destino di Benjamin e Derrida a Parigi e alla rivoluzione francese: il 15 luglio è il giorno successivo all’atto rivoluzionario per antonomasia – la presa della Bastiglia. Anche questo ritardo di un giorno tra la ricorrenza della presa della Bastiglia e la data di nascita di Benjamin e Derrida è significativo.

BENJAMIN INFATTI ha sviluppato una riflessione sulla rivolta incentrata sulla sospensione del tempo: nella celebre quindicesima tesi sul concetto di storia – ecco che ritorna il 15 -, Benjamin ricorda che i Rivoluzionari di luglio 1830 – ancora luglio! – spararono contro gli orologi per immortalare l’istante della rivoluzione. Poiché si situa fuori dal tempo e non ha riguardi per gli orologi, la rivolta è fuori dai cardini e rischia di arrivare in ritardo.

Secondo Benjamin, quindi, la rivoluzione non avviene al termine di un progresso, ma al contrario accade quando la normale cronologia degli eventi viene interrotta. Per esemplificare questo concetto, sempre nella quindicesima tesi, Benjamin cita Giosuè che chiede al sole di fermarsi.

L’IDEA DIETRO questo riferimento biblico è che la rivoluzione consista nell’arresto dello scorrere del tempo: il sole si fissa alto in cielo e non prosegue nella sua marcia verso la notte – questa è la metafora della rivoluzione.

Quando i raggi del sole cadono perpendicolari sulla terra si dà il meriggio, fenomeno astronomico su cui Derrida ha riflettuto in un libriccino dal titolo Otobiographies. Teso tra gli estremi dell’alba e del tramonto, il meriggio occupa un posto centrale tra due polarità esattamente come il 15 di ogni mese mantiene un equilibrio tra il primo e l’ultimo giorno. E qual è uno dei due mesi perfettamente equidistanti sia dall’inizio sia dalla fine dell’anno? Luglio, ovviamente. In questa prospettiva, allora, il meriggio del 15 luglio appare come la migliore anticipazione della rivoluzione che raddrizzerà le storture del vecchio mondo.

È noto poi che la parola «rivoluzione» sia un termine tecnico dell’astronomia che indica il giro completo di un corpo celeste intorno a un punto fermo. Più volte nelle sue opere Benjamin dichiara di essere nato sotto l’influsso di Saturno, il pianeta della lentissima rivoluzione.

IL LASSO di tempo necessario a Saturno per compiere la sua rivoluzione, lungo quanto il differimento domandato da Giosuè, segna il carattere malinconico di Benjamin e Derrida. Questi filosofi sanno che non esiste una strada veloce e diritta che li porti alle cose stesse e preferiscono girare in tondo come passeggiatori inoperosi.

Benjamin e Derrida insegnano che la rivoluzione procede lungo una strada obliqua, che non conduce a nessuna meta ma che al contrario ritorna costantemente su se stessa. Perciò un potenziale rivoluzionario è inscritto in ogni compleanno, ovvero in ogni momento in cui l’anno gira su stesso, forma un anello e ricomincia.