Tagliare l’Iva, viene considerato impossibile, almeno in tempi brevi. L’altra ipotesi riguardava l’uso dei fondi provenienti dalle aste dell’anidride carbonica, che già sono serviti per ridurre l’aumento a luglio, quando l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente aveva avvertito di un rincaro del 20% sull’energia a causa del prezzo del metano. Ma anche da qui si può attingere solo parzialmente, perché questa voce di bilancio è già destinata ad altre spese. Dunque, il piano discusso ieri prima del consiglio dei ministri da Roberto Cingolani, che ricoprendo la casella della transizione ecologica ha anche la delega all’energia, con il premier Mario Draghi e il ministro dell’economia Daniele Franco, prevede che il governo prepari un decreto ad hoc per tagliare i cosiddetti «oneri di sistema». Cioè la parte di costi che contribuisce ad innalzare il prezzo di ogni bolletta e che finanzia cose diverse: i bonus per i bisognosi, le agevolazioni per le imprese che consumano molta energia e per le ferrovie, gli incentivi alle rinnovabili e le spese lo smantellamento degli impianti nucleari.

TUTTAVIA, LA MISURA non è ancora arrivata sul tavolo del Cdm. Serve ancora tempo, spiegano da Palazzo Chigi, per scrivere un decreto che metta a sistema le contromisure e che potrebbe essere pronto dalla prossima settimana. «C’è da mitigare l’aumento del trimestre, che c’è in tutto il mondo, e all’80% dipende dall’aumento del gas – ha spiegato in mattinata Cingolani – Poi c’è da mettere in piedi un intervento più strutturale. Bisogna ragionare su come è costruita una bolletta, va riscritto il metodo di calcolo. Lo stiamo facendo in queste ore». Basterà l’intervento sugli oneri di sistema, che secondo le autorità di regolazione al momento valgono qualcosa più de 20% del prezzo medio di ogni bolletta? Intanto bisogna capire su quali voci specifiche di quel settore si deciderà di intervenire. Nell’insieme, si tratta di 14 miliardi di euro. «All’interno di questa cifra ci sono tanti oneri impropri che vanno spostati via via sulla fiscalità generale», dice ad esempio il senatore Antonio Misiani, responsabile economico del Partito democratico. Si tratterebbe insomma di razionalizzarli e ridistribuire i costi in maniera non lineare, come avviene adesso. «Una soluzione plausibile e di lungo respiro potrebbe consistere nel sovvenzionare gli oneri di sistema presenti in bolletta con altre fonti di finanziamento come sta accadendo, per esempio, in Spagna, Gran Bretagna e Germania», afferma Davide Crippa, capogruppo alla camera del Movimento 5 Stelle, che ha presentato una sua mozione.

PER ANNULLARE il rincaro che si stima del 40%, a causa dell’aumento dell’80% del prezzo del gas, i i tecnici del ministero di Cingolani calcolano che al momento serviranno 3 miliardi di euro. Il governo non ha neppure preso in considerazione la via intrapresa dalla Spagna, che nei giorni scorsi ha scaricato questi costi sulle tasse che pagano i giganti dell’energia. Cingolani cerca di indorare la pillola (e magari ridarsi una mano di green dopo le strigliate del Movimento 5 Stelle) promettendo investimenti sulle energie rinnovabili e annunciando facilitazioni sulle costruzioni di impianti nuovi: «La cosa più importante è accelerare sull’installazione di rinnovabili, così ci sganciamo più rapidamente possibile dal costo del gas. Stimiamo che il decreto semplificazioni porti i giorni necessari per autorizzare un impianto per energia rinnovabile da 1200 giorni a circa un quinto».

INTANTO, MATTEO SALVINI insiste sul ritorno al nucleare. «In Europa ci sono più di cento centrali nucleari, 56 solo nella vicina Francia, 10 nella Svezia green di Greta. L’Italia è la più grande importatrice di energia elettrica al mondo, e la bolletta della luce degli Italiani è fra le più care al mondo, anche per colpa delle tasse che superano il 50% dei costi totali». Gli risponde Angelo Bonelli, portavoce di Europa Verde: «Ancora una volta Salvini non sa di cosa parlare e continua nel suo stato confusionale – dice Bonelli – non è vero che l’Italia paga il prezzo di energia più alta d’Europa Il nucleare, oltre ad essere un’energia pericolosa, sopravvive solo grazie all’enorme finanziamento pubblico, a differenza delle rinnovabili che sono notevolmente molto più competitive».